Dai treni ad alta velocità lo scontro all’interno della maggioranza si sposta adesso sugli aerei da caccia. Sono gli F35 infatti a dividere nuovamente la Lega dal Movimento 5 Stelle, con la prima decisa a non retrocedere nel programma di acquisto dei cacciabombardieri americani prodotti dalla Lockheed e il secondo pronto a tutto pur di contrastarlo.

Nel tentativo di sbrogliare la matassa ieri il premier Giuseppe Conte ha incontrato a Palazzo Chigi la ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Risultato del vertice: l’Italia pagherà i 389 milioni di euro che deve al consorzio produttore per i caccia già acquistati, ma subito dopo avvierà un riesame su quelli che dovrebbero arrivare in futuro. Si profila insomma una nuova analisi costi-benefici che dovrebbe servire soprattutto a placare i due litigiosi alleati. Tentativo che, almeno a giudicare dalle parole di Matteo Salvini, non sembra destinato a durare a lungo: «Nessun passo indietro sugli F35. Quando do la parola vado fino in fondo», avverte infatti il vicepremier leghista una volta capito che aria tirava. Silenzio, invece, da parte di Luigi Di Maio. Al suo posto parla il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano e solo per ribadire che sugli F35 «occorre una revisione profonda degli accordi fatti».

La nuova svolta impressa dal governo gialloverde non piace ai vertici della Forze armate. Dall’iniziale acquisto di 131 caccia, si è poi passati a 90 e ora si parla di 30 aerei da dividere tra Aeronautica Marina. Non a caso parlando nei giorni scorsi davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato, il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Alberto Rosso aveva espresso «forte preoccupazione» per «le ipotesi di una calo quantitativo». Ipotesi che sarebbero state confermate dal vertice di ieri, almeno stando al comunicato fatto uscire da Palazzo Chigi al termine dell’incontro con la ministra Trenta. «Nei prossimi mesi – si legge – tutti i comparti della Difesa, sotto il coordinamento della ministra Trenta, saranno chiamati a assicurare che le prossime commesse siano effettivamente commisurate alla nostra strategia di difesa», u modo soft per annunciare il nuovo taglio.

Dietro lo scontro ci sono le visioni opposte che Lega e 5 Stelle non solo sull’aereo, ma anche su quali siano le esigenze italiane per quanto riguarda la difesa. « L’industria aeronautica italiana è un’eccellenza quindi riterrei un danno per l’economia italiana ogni ipotesi di rallentamento e ravvedimento. Se non lo facciamo noi lo fanno francesi e tedeschi», avverte Salvini. Per i grillini l’F35 rappresenta invece una tecnologia ormai superata, come dimostrerebbe la scelta fatta proprio da Francia e Germania di lavorare insieme a un caccia di nuova generazione.

L’ennesimo altalenare della maggioranza gialloverde scatena le opposizioni. «Sugli F35 il governo è come al solito nel pallone», attacca il senatore del Pd Edoardo Patriarca. «Conte e Salvini dicono sì, i M5S fino a pochi fa dicevano no. Evidentemente è stata a solita trovata elettorale per raccattare un po’ di voti». Critiche anche da parte di Forza Italia: «L’Italia è fra i Paesi Nato che spende di meno per la difesa, l’1,15% del Pil, mentre l’obiettivo prefissato dell’alleanza atlantica è del 2%», dice a sua volta la deputata Elvi Savino. «Se a questo si aggiungono i dubbi di una parte della maggioranza che vorrebbe rivedere gli accordi fatti sugli F35, l’isolamento del nostra Paese in Europa, mi domando se il governo non stia compromettendo la nostra sicurezza nazionale»