Solo El Salvador nel mundial 1982 ha fatto peggio del Brasile. Quell’1 a 10 inflittogli dagli ungheresi ha fatto storia. Nessuno nell’era del calcio in cui non esistono più le squadre materasso si poteva aspettare il risultato dell’altra sera al Mineirão. Ma quello degli anni ottanta era una altro calcio e per questo così tanti goal di scarto non vanno giù ai brasiliani.

Non è solo un problema calcistico, come si potrà immaginare. In discussione è l’intero Brasile, il suo sistema, il suo sviluppo. Ieri il Financial Times affermava che con questo stop si ferma anche la crescita del Paese. Che sia vero o no sono comunque cominciati a volare gli stracci e qui si sta particolarmente attenti ai giudizi che arrivano dagli Usa, figuriamoci se sono di tipo economico.

Non è un caso, forse, che Dilma Rousseff abbia scelto proprio la più importante emittente americana per manifestare le sue sensazioni. Nell’intervista alla Cnn, la prima concessa dopo la disfatta della seleção contro la Germania, la presidente ha voluto evidenziare come il Paese ha reagito alla sconfitta. In modo decisamente maturo. Nessun atto di isterismo, zero incidenti. Su questo non si può darle torto. Dispiace che invece, soprattutto in Italia, sia passata la notizia di tafferugli nel dopo partita. Qualcuno, colleghi illustri, ha addirittura parlato di incidenti a Copacabana quando invece il lungo mare era praticamente deserto.

Rousseff ha affermato che neppure nel peggiore dei suoi incubi avrebbe mai immaginato un risultato del genere in semifinale, però è certa che «il Brasile sarà in grado di superare questa situazione decisamente dolorosa». Chi pensava che la presidente disertasse la finale tra Argentina e Germania per evitare ancora una volta i fischi, si dovrà ricredere. «Andrà domenica al Maracanà e consegnerà la Coppa al vincitore», hanno confermato da Palazzo del Planalto, ma per il momento non è previsto che pronunci un discorso durante l’evento.

I suoi nemici politici sono in imbarazzo perché sanno che approfittare della sconfitta della seleção è un’arma a doppio taglio e può risultare impopolare. C’è cautela attorno all’argomento. Molta. Questo è il momento decisivo della campagna elettorale. Da qui a fine agosto si gioca la partita vera e propria che porterà appunto alle elezioni. I due più importanti quotidiani del Paese se la giocano ospitando parei opposti. Il giornale O globo dà voce agli analisti che sostengono che la storica derrota calcistica non influenzerà il voto del 5 ottobre prossimo e quindi Dilma sarà riconfermata: «Il governo è stato un mese in stato di grazia e questo ha generato un clima di ottimismo», è l’analisi del politologo Fernando Farias de Azevedo dell’Universidad Federal de San Carlos, «L’elettore è più maturo, non mescola i canali. Da un lato ci sono le elezioni, dall’altro lo sport», conclude il ragionamento pro-Rousseff. Sceglie tutt’altra interpretazione La Folha de S. Paulo che cita analisti economici per ridurre drasticamente le chance di rielezione della presidente.

I movimenti dal canto loro hanno dato appuntamento per domenica in diverse città del Paese. Cabral, il super prefetto di Rio, ha potenziato la sicurezza e per strada ci sarà ancora più polizia di quanta già non ce ne sia.
Ieri sera per la sfida Olanda-Argentina erano in migliaia al Fan Fest di Leme per assistere al match su maxi-schermo. Per lo più argentini, tanto calore ma nessun problema. Neppure quando è esplosa la festa dopo l’ultimo rigore di Maxi Rodriguez. Una grande gioia ma nulla di più, continuata fino a notte. Rio è invasa di supporter argentini. La maggior parte dorme in macchina, proprio in Avenida Atlantica, il lungo mare più famoso del mondo. Quello di Copacabana.

Per quanto riguarda la Confederação Brasileira de Futebol, la federazione brasiliana di calcio, il presidente Jose Maria Marin si è ben guardato dal dire qualsiasi cosa, ma la stampa sta facendo uscire i numeri riguardanti i premi. Quelli alle federazioni da parte della Fifa e quelli destinati ai giocatori. In palio nella finalina di domaninon c’è solo il terzo posto ma anche un assegno di 22 milioni di dollari. E visto che un pezzo della torta andrà proprio a giocatori e tecnici, le ironie si sprecano. La preoccupazione a questo punto da parte dei dirigenti calcistici è per il dopo Coppa del Mondo. Salteranno teste si diceva. Marin è uno degli indiziati numero uno, ma come ci insegna la carriera di questo tipo di personaggi, quando tutto sembra perduto trovano sempre quel colpo di coda che gli permette di sopravvivere.

Il Brasile è ancora sotto shock e continua a vivere nel limbo. Il fine settimana sarà importante per capire cosa succederà in futuro. La partita di sabato, le manifestazioni di domenica e la finale. Tutto in un week end.