«Un Edipo stalinista» è un capitolo del libro «Freud’s Mexico» di Rubén Gallo, professore a Princeton. Il breve testo, pubblicato in italiano e corredato di un’ottima prefazione di Luciana Castellina, è la ricostruzione appassionata e rigorosa del caso di Ramón Mercader assassino di Trockij per ordine di Stalin.

L’indagine, con divertimento del lettore, segue il ritmo narrativo del giallo ed è incentrata sull’analisi intensiva (durata sei mesi) delle motivazioni psicologiche dell’atto omicida di Mercader Questa analisi condotta con metodi psicoanalitici «selvaggi» da un’equipe di giuristi e criminologi messicani ha indotto il tribunale a stabilire come movente dell’assassinio «un complesso di Edipo manifesto». Come Gallo giustamente osserva, le motivazioni edipiche nell’assassinio di Trockij sembrano fondate al di là della loro ingenua definizione psico-giuridica. Il padre di Ramón era un industriale di Barcellona. La madre, Caridad del Río, una bella donna di origini cubane a disagio nell’ambiente sociale del marito e legata ai circoli anarchici della sua nuova città, ha rotto il vincolo matrimoniale portandosi con sé i cinque figli. Il suo incontro con Leonid Eitingon, fiduciario di Stalin per l’eliminazione fisica dei suoi avversari politici, l’ha portata nelle file del partito comunista spagnolo allontanandola dall’uso delle droghe a cui era dedita. Adoratrice di Stalin ha ricoperto importanti incarichi nel partito e con Leonid ha escogitato il progetto di affidare l’assassinio di Troskij al figlio Ramón che era legatissimo a lei. Ha sacrificato il figlio alla causa. Ramón Mercader ha affermato la centralità assoluta del suo legame con la madre negando con perseveranza, dal momento della sua cattura fino alla sua morte, la sua vera identità e con essa la sua filiazione al padre. È restato in carcere per vent’anni sotto il nome di Jacques Mornard, insistendo nella falsa identità di trotzkista belga deluso anche quando quella vera è stata svelata. Dopo la sua liberazione, quando è emigrato in Unione Sovietica, ha usato ancora una volta un cognome falso: Pavlovich López. Ha scelto di morire in Cuba, la terra della madre.

L’ipotesi che uccidendo Trockij (nella realtà) Ramón abbia ucciso il padre (dentro di sé) non é arbitraria anche se segue vie più complesse della concezione freudiana del complesso edipico. Caridad è il tipo di madre (frequente nell’esperienza clinica) che usa un proprio padre ideale per neutralizzare il padre reale dei propri figli e far valere nel rapporto con loro una vocazione autocratica. Nel suo legame con Ramón, a cui chiede di incarnare l’oggetto ideale con cui lei si identifica, è significativo il fatto che il numero dei padri in gioco raddoppia: a un padre reale adottivo (Leonid) associato a un padre ideale buono (Stalin) corrisponde un padre reale biologico associato a un padre ideale cattivo e deludente (Trockij). Sullo sfondo di questa tragedia le figure, supposte riparatrici, di Leonid e di Stalin non reggono nel mondo interno di Ramón (perché non reggono nella madre). Il desiderio del padre reale perduto affiora, nonostante il suo rigetto, sia nel nome falso belga (che è un anagramma del vero) sia in quello russo che ha una componente spagnola. In questa cornice Trockij diventa il capro espiatorio della delusione che in realtà viene da Stalin ma ciò non basta a spiegare la convinzione di doverlo uccidere. Ramón uccide per sacrificarsi. Rimette in piedi la madre assumendo il suo destino di figlio crocifisso e diventando il messia che la redime. Alza per sempre un muro tra sé e l’uomo (padre) che sarebbe potuto essere.