Gli abitanti delle isole Vanuatu sono «Il popolo più felice della terra». L’affermazione si deve alla collana di guide di viaggio Lonely Planet, nel 2010. Dubbio non sussiste che le 85 isole dell’arcipelago, nome ufficiale Repubblica di Vanuatu, godano di un ambiente naturale incantevole: Oceano Pacifico Meridionale, a nord est la Nuova Caledonia, a sud le isole Salomone, a ovest le Fiji, 1750 i chilometri dall’Australia.

Su una superficie di 12.200 chilometri quadrati vivono circa 250mila persone, di cui trentamila a Port Vila, la capitale, Luganville e Saint Gennarè. Ma dev’essere duro sentirsi in paradiso contando i danni e i morti lasciati da otto terremoti tra il 2010 e il 2104 e, a marzo di quest’anno, dal ciclone Pam. A scarso ottimismo inducono poi il tasso di mortalità infantile, 4.7%, e il 26% di analfabetismo, il più alto dell’Oceania dopo Papua Nuova Guinea. Il giardino di questo esotico eden non dispensa mele, bensì noci di cocco, legname, copra, cacao. L’80% della gente, dunque, lavora nell’agricoltura.

Il padiglione della Repubblica di Vanuatu all’Expo è collocato nel cluster delle spezie, titolo del tema ‘La scelta del biologico per una vita migliore’. Le ragioni di questa scelta suonano un po’ nebulose, almeno a leggere la presentazione «La sua storia (di Vanuatu, ndr) si dispiegherà… attraverso esperienze che descriveranno la visione di Vanuatu sui settori produttivi che possono accrescere la sicurezza alimentare e creare un ambiente favorevole per gli investimenti. Per questo motivo il Paese continua a incoraggiare la sua gente a mantenere a Vanuatu un ambiente di vita sano e felice». Attenzione al passaggio «… Creare un ambiente favorevole per gli investimenti».

Lì sta la chiave del paradiso. Fiscale. Vanuatu è infatti off shore, con duemila istituzioni registrate che forniscono servizi finanziari. Aprire paradisiaci conti a Port Vila è molto facile, le transazioni non subiscono norme o misure restrittive. La Lista grigia dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) comprendeva nel 2010 Vanuatu accanto ad altri tredici Paesi tra cui Costa Rica, Guatemala, Panama, e avanzava il robusto sospetto di riciclaggio di denaro. Sempre l’OCSE, bilancio 2013, aveva trasferito Vanuatu, in buona compagnia, dalla Lista Grigia a quella Nera. Motivo? Nessuna collaborazione nel fare trasparenza, nemmeno nella prima fase dell’analisi; accordi bilaterali assenti o insufficienti, silenzio totale sui detentori di conti correnti o attività finanziarie, rifiuto di strumenti di controllo e di condivisione di informazioni.

Attraverso la porta del paradiso è passata anche la Banda del 5% del Monte dei Paschi di Siena. L’inchiesta avrebbe individuato una forte somma di denaro arrivata da San Marino all’arcipelago. Proponiamo, allora, una modifica al titolo del tema Expo di Vanuatu «La scelta del riciclaggio per una vita migliore». Riciclare è comunque pratica sana. Soprattutto per chi siede nelle stanze del governo.

ldelsette@yahoo.it