Con dati sull’economia che coprono ben 9 mesi si può cominciare a fare un primo bilancio di un anno che possiamo definire straordinario per l’economia. Per la prima volta, infatti, da quel 2008 in cui è iniziata la crisi, ci sono fatti nuovi.

Si sono verificati alcuni fattori (crollo prezzo petrolio) e si sono attivati interventi congiunti e coordinati sia a livello europeo (liquidità Bce, svalutazione euro) che a livello nazionale (defiscalizzazioni, incentivi, deregolamentazione lavoro). Per l’Italia si può dire che essi hanno contribuito a cambiare il segno di alcuni aggregati, ma soprattutto che hanno influito più sul clima di fiducia e sulle aspettative che sui fattori reali e sulla vita delle persone.

E qui sta un punto interessante sul quale vale la pena di riflettere per valutare meglio le politiche del governo e per trarne qualche indicazione utile anche per la sinistra in costruzione.

Soffermiamoci solo su pochissimi dati forniti, a soli due giorni di distanza, dall’Istat: la fiducia dei consumatori e l’occupazione.

La fiducia dei consumatori italiani cresce a vista d’occhio: l’indice che la misura era pari a 104 agli inizi del 2007, era sceso a 91 all’esplodere della crisi, dal febbraio di quest’anno è in risalita, negli ultimi due mesi si è impennato superando addirittura quota 110.

Ci siamo messi alle spalle la crisi come si è letto in qualche tweet ed in qualche titolo?

Nei dati reali non sembra proprio. Gli occupati a settembre sono 22, 5 milioni, erano 23,2 milioni prima della crisi; i disoccupati sono 3 milioni, erano un milione e mezzo. Non parliamo del Pil – siamo sotto di 9 punti percentuali, record europeo – o di produzione industriale – abbiamo perso il 25%.

Ma allora perché la fiducia aumenta?

Per le ultimissime tendenze: il Pil ha smesso di diminuire ed oggi, crescere, anche se solo di qualche decimale, sembra un miracolo; gli occupati sono in aumento rispetto all’anno precedente. Quindi nei dati reali non ci siamo affatto messi alle spalle la crisi, ma stiamo invertendo il segno negativo.

L’esplosione della fiducia nasce da qui. Essa è un sentiment, uno stato d’animo, “soggettivo” e quindi molto influenzabile dalla percezione degli eventi più vicini. All’esplodere della crisi tra 2007 e 2008 mentre il Pil era caduto del 4% la fiducia dei consumatori era diminuita di 11 punti. Oggi di fronte al semplice arresto della crisi, l’indice di fiducia non solo recupera i punti persi, ma fa un salto in avanti.

Insomma nel sentiment si registra un effetto amplificatore e moltiplicatore del reale.

Il divario tra percezione e realtà è oggettivo e tipico delle fasi di trasformazione. Non dimentichiamo che esso è stato clamoroso quando è nato l’euro: i consumatori avvertivano un’impennata dei prezzi, ma l’inflazione misurata non registrava incrementi significativi. Si disse allora che la percezione è un fatto soggettivo, quindi mutevole e poco significativo. Si verificò dopo che in effetti i prodotti alimentari di uso più frequente erano aumentati di più e che, quindi, la percezione non era proprio infondata.

L’effetto fiducia non è, quindi, da demonizzare anche perché se è vero che il denaro non fa la felicità, ma certamente aiuta, è anche vero che la fiducia non fa benessere, ma può aiutare a crearlo.

E qui sta uno spunto politico che forse vale anche per la sinistra.

Oggi il divario tra fiducia e realtà è fortemente amplificato dalla straordinaria capacità comunicativa di Renzi. Una capacità trascinante che contagia anche l’informazione.

I dati sull’occupazione di settembre non sono positivi perché registrano una flessione dell’occupazione portando da 300mila 200mila l’effetto stabilizzato delle manovre europee e nazionali. Ma agenzie ed organi di stampa hanno preferito nei titoli parlare dei disoccupati che calano invece che degli occupati che calano anch’essi, trascurando il fatto che i disoccupati diminuiscono perché aumentano gli scoraggiati.

Semplificazione per non superare i 140 caratteri, servilismo? Forse anche, ma soprattutto penso per un effetto diffusione della filosofia renziana: l’immaginario, la fiducia, i comportamenti soggettivi contano ed agire su di essi può essere un modo per cambiare la realtà. Quando Renzi ha detto agli imprenditori: vi ho dato tutto quello che chiedevate, adesso tocca a voi esprimeva questa filosofia. E chi sta con lui forse ci crede e non vuole guastare quell’atmosfera.

A sinistra certo non possiamo soggiacere a questa visione e dobbiamo continuare a descrivere la realtà per quella che è contrastando e denunciando le mistificazioni.

Ma se la fiducia dei consumatori cresce ed il governo rimarca che siamo usciti dalla crisi possiamo ricollocarci in questa nuova fase spostando il nostro contributo su ciò che oggi è possibile fare per creare nuova occupazione, attenuare le disuguaglianze più estreme per dare ai giovani una speranza di futuro chiamandoli a costruirlo insieme, questo futuro.

Ci stiamo, spero, finalmente unendo. Molto per necessità, per creare una massa critica che non ci faccia scomparire nei nuovi meccanismi di esclusione istituzionale che si stanno attuando.

E’ un punto di partenza necessario, ma di per sé non entusiasmante e forse, da quanto detto, una cosa buona possiamo farla nostra: seminare fiducia nel futuro, nel futuro che vogliamo.

Insomma abbiate fiducia lo dobbiamo dire anche noi. Non per dire abbiate fiducia in noi e, quindi, seguiteci, ma abbiate fiducia in voi e nel futuro e, quindi, mettetevi in testa.