Vent’anni vissuti poeticamente. Anzi, per usare lo slogan del sottotitolo, «Venti di Poesia». Con lo sprezzo, l’incoscienza e la voglia di fare di chi, da giovane, era già poeta: anarchico, punk e situazionista, perennemente alla ricerca di grimaldelli letterari (e musicali) per far saltare i lucchetti borghesi della città chiusa come un riccio. Il giovane poeta e musicista era Claudio Pozzani. I vent’anni vissuti poeticamente, e con un prestigio che ha varcato i confini della Penisola e dell’Europa, sono quelli del «Festival Internazionale della Poesia», inventato da Pozzani esattamente quattro lustri fa, nel 1995. Il tempo è passato ma non è detto che la situazione sia migliorata, perché, spiega Pozzani, l’Italia è «su un pericoloso piano inclinato verso l’abisso culturale».

Il Festival si terrà a Genova al Palazzo Ducale (ma anche in diversi location della Riviera ligure e in altri palazzi storici) e il carnet del compleanno si annuncia fittissimo, quasi frastornante, con oltre cento appuntamenti, e poeti e musicisti in arrivo da quaranta Paesi. Anteprime il 6 ed il 7 giugno, e poi fuoco di fila di iniziative dal 9 al 16. Con anche qualche spicciolo di nostalgia, visto che il tempo passa per tutti, anche per un punk diventato poeta e organizzatore a tempo pieno: ad esempio il 6 giugno, con la chiamata a raccolta dei poeti che si sono succeduti nelle varie edizioni, ed uno spettacolo dello stesso Pozzani con l’eccellente pianista etno-jazz Fabio Vernizzi.

Un conto fatto a spanne dice che in vent’anni il Festival più longevo in Italia per la poesia (purtroppo non c’è più quello di Parma) ha presentato oltre seimila eventi. Sempre gratuiti. Suscitando anche qualche bisbetico rancore, in città, da parte di chi crede che gli eventi siano solo i baracconi pop.

Poeti dunque da tutto il pianeta: Pozzani tiene a sottolineare che da sempre il Festival fa arrivare artigiani e principi della parola dagli Usa come dall’Indonesia, dall’Australia come dall’Armenia. Perché un conto è dar voce a chi ha già a che fare o vive nel nostro paese dove si confondono le parole sensate con le urla televisivo (figurarsi la poesia!), un altro conto è far arrivare qui le voci altre. Per far riflettere su quello che l’organizzatore chiama l’ecologia della parola. Da insegnare, anche, agli insegnanti che dovrebbero far amare la poesia nelle scuole, e per i quali Pozzani ha previsto un concorso col patrocinio del Ministero dell’Istruzione per nuovi metodi di insegnamento della poesia.

Quest’anno sarà la seconda edizione, saranno premiati due progetti delle decine arrivati. «Venti di Poesia» prosegue anche il gemellaggio con il festival di poesia francese di Sète: la terra di Paul Valery e di George Brassens. Ambedue degnamente ricordati. E poi «Poeti Dentro», il concorso per poeti-carcerati che quest’anno si è allargato anche alla Toscana. Per essere liberi dalle sbarre con la poesia almeno un giorno. E la sfida tra il 13 e 14 giugno: una notte intera di poesia e poeti di fronte al mare di Genova, a Quinto, da concludersi con un rito della parola officiato da poeti messicani indigeni allo spuntare del sole. Venti di Poesia è anche musica: tra gli altri Max Manfredi e Zibba, entrambi premio Tenco, Bobo Rondelli che incontrerà il poeta Franco Loi, il leggendario Richard Sinclair fondatore di Caravan e Hatfield and The North in un raro concerto in «solo», voce e chitarra. Lunedì 16 giugno, poi, è il Bloomsday: dalle 9 del mattino a mezzanotte, maratona di lettura integrale, in città, dell’Ulisse di Joyce. Decine di volontari si sono già prenotati.