La carbon tax è messa in stand by, la transizione ecologica fa una pausa, per cercare di calmare la rabbia dei gilet gialli. Mentre Emmanuel Macron continua a tacere, il primo ministro Edouard Philippe ha annunciato la «sospensione» per 6 mesi dei tre aumenti fiscali previsti: moratoria sull’aumento dei carburanti (compreso l’allineamento delle tasse dei camionisti sul regime generale), messo tra parentesi il controllo tecnico più severo sulle automobili, e blocco temporaneo, per l’inverno, degli aumenti di elettricità e gas. Misure sulla scintilla che ha scatenato la rivolta (il carburante) e sugli aumenti che potrebbero fomentarla tra poco (tariffe elettricità e gas) per portare «pace e serenità», dopo tre sabati di quasi-guerra civile, mentre si prepara l’atto IV, un’altra manifestazione per l’8 dicembre.

PHILIPPE HA PRECISATO che la manifestazione dovrà essere «dichiarata e svolgersi nella calma» (la polizia cambierà tattica di repressione). Il ministro degli Interni, Christian Castaner, ha affermato che la polizia «ha dei limiti» nell’azione perché è democratica, mentre quello che si è a Parigi mostra che tra certi gilet gialli non c’è questo rispetto.

PER TRE MESI, ci sarà un grande dibattito nazionale, decentrato, per arrivare a una conciliazione tra aumento del potere d’acquisto e transizione energetica, sul rapporto tra tasse e spesa pubblica. Il governo precisa che la moratoria costerà allo stato 2 miliardi, che dovranno essere trovati con delle economie, visto che «il deficit sotto il 3% sarà tenuto», ha ricordato inopportunamente il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire. Tutti scontenti. Gli ecologisti protestano per l’abbandono della carbon tax, il Ps sostiene che non c’è equità fiscale se non viene rimessa l’integralità della patrimoniale. Per Mélenchon, il governo «non ha preso la misura di quello che succede» e cerca di tirare avanti fino a dopo le elezioni europee.

ANCHE MARINE LE PEN accusa Philippe di voler solo arrivare alle europee. Philippe analizza che la situazione attuale è il frutto delle rinunce a riformare dei decenni passati, di cui sono responsabili le forze politiche oggi all’opposizione.

Ma i gilet gialli chiedono un taglio netto alle tasse e – anche – un aumento dei servizi pubblici. Alcuni vanno più in là, mettono in discussione la rappresentanza democratica e, soprattutto, Macron, di cui vorrebbero la testa. Le proposte di Philippe non sembrano poter abbassare la febbre francese.

SONO STATE RESPINTE nei blocchi stradali tenuti dai gilet gialli, che non sono pero’ riusciti a costituire una delegazione rappresentativa per incontrare il primo ministro. Sui sociali volano insulti e minacce di morte a chi si propone come portavoce. La protesta sta prendendo nei licei (contro la riforma del Bac e ParcourSup, il sistema di accesso all’università). Gli studenti si preparano ad entrare nella protesta, lezioni sospese ieri alla Sorbonne, Tolbiac e Paris III da oggi dovrebbero essere bloccate. Sabato sono state sospese delle partite di calcio e forse non ci sarà la Marcia per il clima.