“Ecologia” è una parola relativamente recente: per vederne la nascita basta fare un salto indietro di poco più di un secolo e mezzo, nella metà dell’Ottocento. Nel 1831 Charles Darwin, poco più che ventenne, era stato imbarcato come scienziato naturalista sulla nave “Beagle” che nei successivi cinque anni avrebbe fatto il giro del mondo, inviata dal ministero della marina britannico, per scoprire risorse naturali vegetali, animali e minerali, e luoghi importanti per i futuri commerci del paese.

In tale lungo viaggio Darwin ebbe modo di osservare, specialmente nelle isola del Pacifico, come i caratteri di specie vegetali e animali, molte fino allora sconosciute, fossero influenzati dall’ambiente, dal clima e dalle risorse fisiche e biologiche disponibili.
Nel successivo ritiro nella campagna inglese Darwin maturò l’idea che tutte le manifestazioni della vita ubbidiscono a leggi simili: gli esseri viventi si sono differenziati attraverso una lenta evoluzione, adattandosi a differenti condizioni ambientali.

Perfino il re del mondo, l’orgoglioso uomo, prodotto speciale della creazione, cammina, si muove ed ha analogie anatomiche non solo con alcuni primati, ma con altri mammiferi.

I libri di Darwin, a partire dal 1859, suscitarono scandalo e polemiche, ma aprirono nuovi orizzonti alla scienza. Uno dei suoi più attenti ed efficaci divulgatori fu il naturalista tedesco Ernst Haeckel che tenne conferenze e scrisse articoli e libri sul nuovo corso della biologia.­
In un libro pubblicato nel 1866 Haeckel, per sottolineare l’importanza dell’ambiente sui caratteri degli esseri viventi, sostenne che allo studio dell’ambiente avrebbe dovuto essere dedicata una speciale disciplina, l’ecologia.

Il nome derivava dalla più antica parola “economia”: la radice comune, oikos, indica la casa, il villaggio, la comunità.

Se economia indicava l’insieme delle regole che presiedono agli scambi di beni materiali e al funzionamento di una comunità umana, l’ecologia avrebbe dovuto descrivere i rapporti e gli scambi di materia e di energia fra i vegetali e gli animali — uomo compreso — e l’ambiente circostante. Haeckel scrisse che l’ecologia era lo studio dell'”economia della natura”.
Nella seconda metà del 1800 il progresso tecnico ed economico caratterizzava il cammino dei paesi industriali; la scienza e la tecnica sembravano offrire alla popolazione mondiale alimenti, tessuti, trasporti, merci, felicità in quantità illimitate. Ben presto però, già nella seconda metà dell’Ottocento, come testimoniano Marx e Engels, si vide che la crescita economica capitalistica alterava l’ambiente con i rifiuti che finivano nell’aria, nelle acque e nel suolo.

Sono seguite generazioni di scienziati che si sono dedicati allo studio dell’ecologia fino a quando, nella metà del Novecento, l’ecologia è stata riscoperta come bandiera di un vasto movimento popolare che chiedeva ad alta voce il divieto dell’uso dei pesticidi tossici, dell’amianto, la modifica dei cicli produttivi, la cessazione delle attività nucleari militari e civili, tutte attività che alterano l’ambiente naturale e danneggiano gli esseri viventi.

Qualche progresso è stato fatto ma c‘è ancora molto da fare, tanto più che del nome “ecologia” si fa oggi un uso e un abuso che oscurano il suo significato originale di scienza dei rapporti fra uomo e natura.

Ci voleva Papa Francesco, con la sua enciclica “Laudato si’”, per ricordare che l’ecologia offre una guida per edificare un mondo ispirato alla giustizia e alla pace.