Una gigantesca sconcezza attraversa l’Europa. Si nutre di smemoratezza storica interessata, ipocrisia, punti di vista variabili, convenienze incrociate, doppio pesismo. In sostanza, è una sconcezza che cresce sulla falsità e l’egoismo. Fra nord, sud, est e ovest, nei 27 Paesi della comunità europea siamo in circa 450 milioni. Gli Stati Uniti, per dire, ne contano quasi 330. Il dittatore della Bielorussia, Lukashenko, per vendetta contro le sanzioni dell’UE sta ammassando alla frontiera con la Polonia persone che scappano da Paesi in guerra, dittatura o estrema povertà come Siria, Afghanistan, Iraq, Pakistan.
Quei migranti sono circa quattromila, ovvero lo 0,025% dei cittadini dell’UE. Se li distribuissimo nei 27 Paesi, ognuno dovrebbe prendersi circa 148 persone, e ripeto centoquarantotto. È la stessa resistenza che si fa per non distribuire fra tutti e i componenti dell’UE i migranti che arrivano via mare in Spagna, Italia e Grecia. Abbiamo preferito dare soldi alla Turchia perché si tenesse in casa i siriani che fuggivano dalla guerra, ora la Polonia costruisce muri e manda oltre dodicimila agenti alla frontiera per respingere, e in molti casi picchiare, persone che non hanno più nulla e che cercano solo una cosa, salvarsi e vivere una vita decente.

La cattolicissima Polonia è quello Stato che da una parte dice di voler proteggere la vita così tanto che vieta l’aborto anche in caso di malformazioni gravi o letali del feto (significa che devi portare a termine la gravidanza anche se sai che il nascituro morirà subito dopo), dall’altra parte disprezza la vita di esseri viventi, compresi i tanto amati bambini, costringendoli a bivaccare nel fango, al gelo, senza acqua, cibo, abiti, tetto. È proprio un bel modo di essere accoglienti e cattolici, prima contro le donne, ora contro chi non è nato in Polonia. L’UE che cosa fa? Invece di concentrarsi sul destino di quelle migliaia di disperati, pensa prima di tutto a come arginare il ricatto di Lukashenko e quindi solidarizza con la bifronte Polonia, come si è affrettato a fare Macron.
Quando una persona e il suo corpo sono usati come merce, di scambio, di ricatto, di contesa, di tratta, di guerra, di compravendita, quando si divide il mondo in chi ha avuto la ventura di nascere nella parte fortunata e chi in quella malandata, siamo nel pieno di un fottuto egoismo senza memoria, ci dimentichiamo che tutti, in passato, chi più chi meno, abbiamo cercato un altrove per vivere meglio. L’intero pianeta si è fatto e disfatto su migrazioni epocali a volte causate da siccità e carestie, altre da guerre, sanguinose conquiste, diaspore o leggi infami come quelle razziali.

Come fa un militare o un poliziotto a picchiare e respingere un altro essere umano disperato e affamato solo perché cerca di oltrepassare un confine? Come può, la sera, tornare a casa dai suoi figli e non pensare ai figli degli altri rimasti senza cibo e al freddo? Come può stendersi sotto il caldo del proprio piumone senza sentirsi rodere la coscienza per aver lasciato là fuori chi dorme sotto zero e nel fango? Come può un politico ben pasciuto e protetto non immedesimarsi in qualcuno che rischia di annegare per poter vivere? Che cosa significa per costoro fare politica? Dividere il mondo in clandestini e non clandestini, in confini, in un noi e un loro, un di qua e un di là, in ricchi e poveri? E se fosse toccato proprio a loro nascere dalla parte sbagliata, che cosa avrebbero fatto?
Il consenso conquistato con questa idea di nazione è un consenso insaguinato che ha bisogno di complici, chi quel voto lo chiede e poi chi lo dà.