Le vie del pallone sono infinite. A ricordarci che la sfera di cuoio è nel dna degli italiani sono le vie delle città italiane, dedicate ai calciatori. Spesso con la storia calcistica delle squadre di quelle città hanno poco a che fare. In alcuni casi si tratta di calciatori assurti a glorie nazionali da superare ogni ostilità calcistica del tifo locale. È il caso del Grande Torino, che dopo la tragedia dello schianto di Superga, avvenuto il 4 maggio del 1949 di ritorno nel capoluogo piemontese da un’amichevole disputata a Lisbona, suscitò un’emozione profonda nell’Italia di allora.

Via Grande Torino
Ai calciatori di quella squadra, che avevano fatto grande anche la nazionale italiana nell’immediato dopoguerra, sono dedicati monumenti e vie in tutta Italia. Il Friuli-Venezia Giulia, come ci ricorda John Foot autore di Calcio (Bur Rizzoli), è la regione dove si conta il maggior numero di monumenti dedicati agli eroi della squadra granata, ma l’ultimo è a Crescentino in provincia di Vercelli. Le vie delle città italiane che portano i nomi dei calciatori granata periti in quella tragedia, sono più di trenta. Per non fare torto a nessuno via Grande Torino si trova lungo lo Stivale in ben dodici città, da Sanremo fino a Marino (Rm), mentre a Casarano, nel Salento, via Petrarca è diventata via Eroi di Superga. Al capitano Valentino Mazzola, Milano ha dedicato nel 2017 una via che costeggia lo scalo ferroviario di Porta Romana, dove sarà costruito il villaggio olimpico in vista delle olimpiadi invernali del 2026. In tutto il capitano granata di quel Grande Torino conta una decina di vie dedicate al suo nome e nel capoluogo piemontese perfino parco Valentino Mazzola, che sorge in piazza Galimberti, inaugurato il 4 maggio dell’anno scorso, in occasione del settantesimo anniversario della tragedia.

Roma Capitale
Ai fratelli Ballarin Aldo e Dino, Roma dedica al primo un viale, strada che fa angolo con via Giampiero Combi, grande portiere juventino degli anni ‘30 e della nazionale campione del mondo del ‘34, invece al secondo una via, mentre a Valli di Chioggia (Ve) a Dino Ballarin è dedicata la scuola elementare. Anche al granata Mario Rigamonti è intitolata una via capitolina. La toponomastica di Roma, annovera tra le sue strade quella dedicate a Maestrelli, allenatore della Lazio del primo scudetto e nelle vicinanze anche via Azzurri d’Italia. Nel quartiere Tuscolano una via è intitolata a Re Cecconi, calciatore laziale morto il 18 gennaio del 1977 nel corso di una sparatoria all’interno di una gioielleria il cui proprietario l’aveva scmbiato per un rapinatore, mentre sul fronte giallorosso non manca un viale dedicato al capitano Agostino Di Bartolomei, che Gianni Mura accostò per caratteristiche tecniche e visione di gioco a Gaetano Scirea e a Beckenbauer. Dopo aver chiuso la sua carriera calcistica «Ago», come veniva chiamato dai tifosi giallorossi, il 30 maggio del 1994 in risposta a quel mondo del calcio ipocrita, che gli aveva chiuso tutte le porte, si sparò un colpo di pistola al cuore (perché il cervello gli funzionava bene).

Roma con una trentina di vie intitolate ai giocatori e agli allenatori di varie squadre italiane che hanno fatto grande il calcio, con comprensibile tendenza a privilegiare quelli delle due squadre capitoline, si conferma capitale anche nella odonomastica, le vie vanno da quella dedicata ad Armando Picchi, capitano dell’Inter campione d’Europa della prima metà degli anni ‘60, guidata da Helenio Herrera, e poi scudettato allenatore della Juventus prima di contrarre una brutta malattia e lasciare la panchina bianconera, fino a Vittorio Pozzo, allenatore della nazionale che doppiò il titolo mondiale nel 1934 e nel 1938.
Restando sulla scia della memoria granata, Roma riserva all’indimenticabile portiere granata Largo Valerio Bacigalupo. L’estremo difensore del Grande Torino era nato a Vado Ligure nel 1924, mentre al numero uno della squadra vittima dell’incidente mortale di Superga la città di Taormina dedica lo stadio, che sorge in riva al mare. Nelle Marche la città di Jesi, in provincia di Ancona, dedica una strada a Valerio Bacigalupo e una a Gabetto.

Le tante vie, viali e monumenti dedicati ai calciatori del Grande Torino, sono la testimonianza più viva di quanto quella tragedia toccò l’animo di tutti gli italiani, dal Friuli a Misterbianco in provincia di Catania. Quell’evento tragico del 4 maggio del 1949 forse contribuì, come sostengono alcuni storici dello sport, a favorire il processo di unificazione nazionale, che appena tre anni dopo la Liberazione, aveva subìto una battuta di arresto con le elezioni del ‘48, vinte dalla Democrazia Cristiana, e la pesante sconfitta del Fronte Popolare costituito dal partito comunista e dal partito socialista.

Farfalla granata
Altra vittima innocente del calcio granata, ben lontano da Superga, ma ugualmente morto prematuro fu la «farfalla granata» Luigi Meroni, investito da un’auto a Torino il 15 ottobre del 1967, mentre attraversava la strada. Era un irregolare, capellone e spirito ribelle, che con i suoi comportamenti, mal digeriti nel mondo del calcio e della nazionale, anticipò lo spirito del ‘68, che a malapena sfiorò l’ambiente calcistico. A Luigi Meroni, la città di Mondolfo, in provincia di Pesaro-Urbino, ha dedicato una via. Non mancano vie intitolate a calciatori ancora in vita, come Dino Zoff a Santa Croce Camerina, provincia di Ragusa e un tratto del lungomare di Jesolo ad Alessandro Del Piero.

Piazza Totti
Le delibere comunali, le raccolte delle firme da parte dei tifosi per intitolare vie, viali e giardini a calciatori locali e nazionali, e le rigorose regole di par condicio adottate dagli enti locali per non toccare la suscettibilità dei tifosi, soprattutto nelle città dove vi sono due squadre, come Roma, Milano, Torino e Genova, aggiornano continuamente l’odonomastica delle glorie del calcio. A volte qualche tifoso si spazientisce delle lungaggini burocratiche e provvede da sé, come è accaduto al quartiere capitolino Testaccio, dove è comparso «Piazza Totti VIII re di Roma».