Le vertenze industriali non sono andate in vacanza. Lungo la penisola le crisi aziendali mettono a rischio circa 170 mila posti di lavoro. Un numero che sicuramente aumenterà con la ripresa di settembre anche per la fine del blocco dei licenziamenti in vigore fino al 17 agosto. Il compromesso scelto da governo e maggioranza – che i sindacati confederali hanno valutato positivamente perché implicitamente proroga lo stop alla stragrande maggioranza delle aziende fino a novembre – ha portato a stabilire nel decreto Agosto tre espresse eccezioni al divieto di licenziamento entrato in vigore allo scoppio della pandemia. La prima riguarda le aziende in cessazione definitiva dell’attività, conseguente alla messa in liquidazione della società: è il triste caso della lunga agonia della Antonio Merloni (poi Jp Industries), ora Indelfab e dei suoi 584 lavoratori, 305 nelle Marche (dove si vota per le regionali, in particolare a Fabriano) e 279 a Gaifana (Perugia). La seconda eccezione riguarda il caso di fallimento, quando però non sia previsto l’esercizio provvisorio dell’impresa. Nel caso in cui l’esercizio provvisorio sia disposto per uno specifico ramo dell’azienda, sono esclusi dal divieto i licenziamenti riguardanti i settori non compresi nello stesso. Ultima eccezione: un accordo sindacale a livello aziendale con incentivo all’esodo che consente di concordare con ogni singolo dipendente (che è libero di aderire all’accordo) una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, beneficiando poi della Naspi. I licenziamenti torneranno comunque possibili per tutte le imprese che finiranno le 18 settimane di cassa integrazione Covid, settimane che in qualche caso rischiano di scadere a breve.
La vertenza più grande che tornerà ad essere affrontata a giorni è quella di Air Italy. Nonostante il via libera alla cassa integrazione per 10 mesi per i 1.453 lavoratori della compagnia aerea sarda fondata dell’Aga Khan, l’azienda in liquidazione a deciso di ripartire con la procedura di licenziamento collettivo e con una lettera inviata alle organizzazioni sindacali convoca un incontro per il 24 agosto in videoconferenza, per discutere i prossimi passi. La procedura era stata avviata il 27 febbraio, poi bloccata dai decreti. «Credo che la lettera di convocazione ai sindacati non infici il percorso definito in sede ministeriale per la cassa integrazione, con l’impegno dato alla ministra dagli azionisti di maggioranza di Air Italy», spiega segretario regionale della Filt Cgil Arnaldo Boeddu. La speranza è che Air Italy possa essere assorbita come ramo d’azienda nella nuova Alitalia nazionalizzata, ma l’operazione è comunque complicata.
La palma di vertenza estiva con il più lungo sciopero va però alla Sicor di Rovereto, storica azienda che produce motori, riduttori e argani per ascensori. I 174 dipendenti hanno scioperato ininterrottamente dal 20 luglio protestando contro la disdetta unilaterale degli accordi aziendali che la nuova proprietà spagnola e l’amministratore delegato Massimo Santambrogio hanno deciso tagliando dunque 14esima e premio di risultato pari a circa 3 mila euro annui nonostante risultati positivi nel 2019. Il modello Marchionne è arrivato dunque anche nel cuore industriale del Trentino. «Ho scritto anche alla famiglia Gomis in Spagna, senza ricevere risposta – spiega Aura Caraba della Fiom, unico sindacato presente in azienda – . L’azienda riapre lunedì e terremo subito le assemblee coi lavoratori per decidere come proseguire la mobilitazione. A dimostrazione che l’azienda va bene, nel frattempo sono stati assunti tre nuovi lavoratori, ma naturalmente a paga base, senza applicare loro l’integrativo». Nel frattempo la solidarietà dei lavoratori di altre aziende e di tutto il territorio è stata fortissima: c’è la consapevolezza che senza una risposta determinata, l’esempio della Sicor – azienda non in crisi – diventi modello per tutte le imprese della zona.
La prossima settimana poi ripartiranno le tante vertenze irrisolte, prima fra tutte la Whirlpool di Napoli. Sono circa 120 i tavoli di crisi aperti al Mise, in calo rispetto allo scorso anno. Circa 70 sono aperti da più di 3 anni e circa 28 da 7. Il Mise per settembre ha già un calendario fitto di incontri su vertenze importanti da Bekaert all’ex Embraco. Tra le vertenze risolte la Pernigotti di Novi e la Corneliani (abbigliamento a Mantova con 480 dipendenti), dove è entrato lo stato. «Una delle strategie che sto portando avanti è tornare a ragionare in termini di filiere, distretti, ecosistemi, quindi non solo singole aziende in difficoltà», spiega la sottosegretaria allo sviluppo economico Alessandra Todde (M5s).