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Le varietà autoctone pregiate hanno valori nutrizionali migliori

Le varietà autoctone pregiate hanno valori nutrizionali migliori

Gli esperimenti delle piccole produzioni di qualità in Trentino

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 1 agosto 2024

In Trentino le noci sono coltivate principalmente nei territori del Bleggio e nelle Giudicarie, dove hanno avuto origine le varietà bleggiana e blegette. I numeri non sono nemmeno lontanamente paragonabili al passato – nel 2022 sono stati registrati 250 quintali di produzione, contro le 250 tonnellate del 1966 -, ma il presidio è solido e attivo con iniziative che possono fare scuola.

LA FONDAZIONE EDMUND MACH sta infatti lavorando con i produttori locali, per implementare le tecniche più moderne di selezione e cura delle piante, come spiega Erica di Pierro, ricercatrice in FEM. «Innanzitutto cerchiamo di validare la propagazione, per essere sicuri che le varietà siano mantenute. La bleggiana è presidio slow food, ma al di là del discorso legato all’etichetta, le piante che nascono da seme non garantiscono che determinate caratteristiche vengano conservate. Per il coltivatore però, la certezza di avere in campo solo una determinata varietà, permette invece di adottare delle tecniche di coltivazione mirate ed efficaci, oltre a garantire determinate rese di prodotto».

LA FEM HA ANCHE CONDOTTO UNO STUDIO sul processo di maturazione, per individuare il momento migliore per la raccolta. «Abbiamo compreso che la noce sarebbe pronta anche un paio di settimane prima. Questo può tornare utile per programmare meglio la lavorazione in determinate annate». Sono stati inoltre sottomessi dei progetti «per identificare le migliori varietà in uno scenario di carenza idrica. Negli ultimi anni abbiamo visto che la siccità può portare ad avere noci nere o dal gheriglio rinsecchito. Ma anche senza indagare gli scenari più critici, sarebbe utile capire come gestire al meglio le risorse idriche nel corso dell’anno. Perché non è detto che la pianta necessiti di irrigazione allo stesso modo sempre».

NEL BLEGGIO SI COLTIVANO DELLE VARIETA’ autoctone particolarmente pregiate, da centinaia di anni. «Il noce arrivò dall’Asia in tempi antichissimi e si pensa che già al tempo dei romani ci fosse una presenza della pianta qua da noi. Il primo momento storico certificato risale al 1579: la guerra delle noci viene descritta da Rocco Bertelli nell’archivio trentino. Ci fu una vera e propria battaglia, tra popolazione locale e tirolesi, che vide come teatro un noceto».

LA BLEGGIANA PUO’ CONTARE su caratteristiche che la rendono particolarmente interessante sul nostro mercato: «Ha un guscio piccolo, ma il gheriglio lo riempie bene. È una noce che si apre facilmente, ma allo stesso tempo il guscio non è fragile. E, cosa più importante, ha un contenuto di polifenoli più elevato rispetto ad altre varietà».

LE NOCI LOCALI HANNO VALORI nutrizionali e proprietà antinfiammatorie migliori rispetto alle varietà americane. «Già nel 1948 gli statunitensi hanno iniziato a fare breeding, con l’obiettivo di selezionare le varietà più remunerative secondo il loro punto di vista. Ma hanno tendenze diverse rispetto a noi: a loro interessa il colore più del gusto, ritengono importante che il gheriglio sia il più chiaro possibile e guardano alle dimensioni».

RECENTEMENTE C’E’ STATO UN GENERALE aumento del consumo di frutta da guscio, ma con le noci bisogna fare attenzione al packaging. «È il frutto che ha il migliore rapporto tra Omega 6 e Omega 3, circa 4 a 1. Ma la luce e il calore possono degradare le proprietà dell’olio che contiene gli acidi grassi polinsaturi: è meglio sempre evitare di comprare la frutta già sgusciata, o per lo meno deve essere conservata in sacchetti non trasparenti».

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