Jorge Valdano ha giocato a calcio ad alti livelli, nel 1986 è stato campione del mondo con l’Argentina, e come se non bastasse ha giocato nel Real Madrid. Finita la carriera è stato allenatore del club madridista e poi direttore sportivo, il ruolo di chi con l’allenatore pianifica acquisti e decide la rosa dei calciatori che compongono la squadra. Conosce come pochi il calcio latinoamericano e quello europeo, e in virtù della sua esperienza in più campi, che pochissimi calciatori possono vantare, è in grado di avere una visione a 360 gradi sul mondo del calcio, non solo quello giocato sul campo, ma anche nei suoi aspetti economici, etici, sociali e politici. Jorge Valdano da calciatore leggeva molto, e questo nell’Argentina dei generali golpisti lo rendeva sospetto, ma anche all’interno del mondo del calcio. Non parco delle sue variegate letture, Valdano da tempo si è messo a scrivere, una vera onta per il calcio del Bar Sport, perché non si è lasciato andare a descrivere come si calcia una punizione, un rigore, come si entra in area e si segna, lui che con la nazionale argentina indossava la maglia numero undici, o svelare i tanti segreti per diventare grandi calciatori per libri da cassetta. Valdano scrive racconti di sport, scrive di un calcio migliore, quello da sognatore, e soprattutto scrive bene, un vero sovversivo.

Le undici virtù di un leader (Isbn, euro 19), un libro il cui titolo contrasta con la concezione del calcio collettivo di Valdano, ma l’argentino non cade nel tranello del singolo che fa il capo e comanda. Elenca, sulla base della sua esperienza internazionale di grande calciatore e dirigente sportivo del club più famoso del mondo, quali sono le caratteristiche che deve avere un leader: la credibilità, la speranza, la passione, lo stile, la capacità di parlare agli altri, la curiosità, l’umiltà, il talento, la capacità di tenere tutto nello spogliatoio, la semplicità e il successo. Non sono cose da poco, ma Valdano tiene a precisare che in ogni gruppo c’è un leader, nel calcio, nella politica, tra gli operai, nelle aziende, tutti dovrebbero avere quelle qualità. Certo contano le qualità naturali, ma non sono sufficienti, occorre altro per essere un leader, in qualsiasi ambito. Quello di Jorge Valdano non è un libro di consigli per diventare leader, è innanzitutto un libro scritto bene, semplice e chiaro, con tante citazioni, frutto delle sua numerose e varie letture, è principalmente un libro di riflessioni ad ampio raggio, da leggere prima e dopo ogni partita di calcio, da quella tra scapoli e ammogliati alla finale di Champions League. Dopo averlo letto, è un libro da tenere sul comodino e aprire una pagina a caso: “Lo spogliatoio è popolato di personaggi che rappresentano l’intera umanità: furbi, stupidi, gentili, ombrosi, buoni, cattivi, coraggiosi vigliacchi, vanitosi, leader, gregari…ma il cemento che unisce quei tasselli così diversi è la generosità di alcuni. Quel tratto è imprescindibile perché la squadra richiede sempre un tributo personale”.

Valdano da dirigente del Real Madrid ha vissuto la crisi che dal 2008 attanaglia l’Europa e ha visto cambiare il calcio, anche se a capo di un club che si permette di comprare calciatori del valore di 100 milioni di euro:

E’ nei momenti difficili che l’unità della squadra viene messa alla prova. Nell’attuale panorama imprenditoriale spagnolo, ma potremmo riferirci all’Europa in generale, la crisi è un fenomeno relativamente nuovo. Nell’arduo mondo del calcio le crisi fanno parte della quotidianità…però continuano a confondere. I risultati negativi e le critiche spesso devastanti che li accompagnano sono terribili produttori di ansia, un grande nemico per qualunque squadra. In quei momenti l’ambiente richiede un intervento, ed è proprio allora che i club comprano male e a caro prezzo, l’allenatore prende decisioni solo perché lo aiutano a sopravvivere e i giocatori fanno le cose alla rovescia”.

Valdano ricorre agli innumerevoli aneddoti di cui è stato protagonista per rendere chiaro alcuni concetti, come la dedizione agli allenamenti. Ricorda il lamento di buona parte dei nazionali argentini per alcuni allenamenti duri ai quali erano sottoposti sotto la direzione di Luis Menotti, che dopo le rimostranze non esitò a ordinare ai calciatori argentini di salire sul pullman alle cinque del mattino. Dove li portò a quell’ora El Flaco? In pieno anonimato nella metropolitana di Buenos Aires, dove migliaia di lavoratori ancora assonnati andavano a lavorare, loro sì, disse Menotti, che avevano tutto il diritto di lamentarsi, ma i calciatori argentini proprio no. Jorge Valdano non risparmia citazioni, mai sopra le righe e sempre a proposito, dal poeta greco Kostantinos Kavafis a Bertrand Russell, alla fine però è lui che spiega perché occorrono quelle undici virtù per un leader:” Ho deciso di classificarlo in undici virtù, che rafforzano la quotidianità, ma guardano lontano con una sana prospettiva. Perché la capacità ultima di comando del leader si misura osservando ciò che lascia in eredità. E’ lì che si dimostra se la sua influenza è stata costruttiva o distruttiva. Se è stato Mandela o Attila”. Un soggetto pericoloso Jorge Valdano, calciatore campione del mondo in quell’Argentina di Maradona capopopolo, oggi scrittore di qualità. Un sognatore, come quel Socrates fautore della Democrazia Corinthiana, dal quale stare lontani il più possibile.