Diciannovesimo giorno bloccati a bordo dell’Open Arms: «La situazione è al limite», aveva avvisato ieri Oscar Camps, fondatore dell’ong catalana. Lunedì notte erano sbarcati in otto (più la moglie di uno di loro) per motivi di salute. I casi più gravi: un uomo con un’aritmia cardiaca e una donna con un deficit visivo più alcuni malati di scabbia. Dalla nave, per giorni, i naufraghi sono scesi con il contagocce per l’ostinazione del Viminale. Chi è rimasto ha sofferto attacchi d’ansia, di panico e disperazione. Anche perché, mentre rimanevano ostaggio di un braccio di ferro politico, assistevano agli sbarchi dei migranti che raggiungevano alla spicciolata Lampedusa. Ieri ne hanno visti 40 presi dalle autorità italiane e accompagnati su un traghetto verso la Sicilia.

LA SOLUZIONE intorno alle 15 sembra a un passo: la Spagna aveva annunciato l’invio della nave militare Audaz per accompagnare l’Open Arms a Palma di Maiorca ma, nel tardo pomeriggio, la procura di Agrigento ha disposto il sequestro della nave e, finalmente, tutti i naufraghi sono scesi a terra. Tutto questo in mattinata non era prevedibile: dopo 19 giorni, disperati, si sono tuffati in mare per fare l’ultimo miglio che li separava da Lampedusa a nuoto, cambiando così il loro status da naufraghi senza un porto a «sbarchi fantasma».

IL PRIMO A TUFFARSI è stato un uomo, intorno alle 8 di mattina: «Notte di panico e un uomo in acqua nel tentativo di raggiungere la terra davanti ai suoi occhi – il racconto del team dell’ong -. Nel frattempo, un attacco di panico. La situazione è disperata». La situazione era talmente disperata che, nelle ore successive, altri nove e poi ancora altri 5 si sono gettati in mare. Recuperati dalla Guardia costiera, sono stati portati a Lampedusa, in due hanno avuto bisogno di cure mediche.

CHI È RIMASTO SUL PONTE ha indossato i giubbotti di salvataggio urlando «Fateci scendere». Nel pomeriggio sono sbarcati altri due, evacuati per motivi sanitari dopo la visita a bordo del procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, accompagnato da un team medico. Intanto l’inviato speciale dell’Onu per le migrazioni, Vincent Cochetel, aveva ripetuto: «Un rapido sbarco (chiunque sia a bordo) nel porto sicuro più vicino non è solo un imperativo umanitario, è anche un obbligo di legge in base al diritto del mare».

SULL’OPEN ARMS nel pomeriggio c’erano ancora 83 migranti. Cosa abbia prodotto su di loro il fermo a bordo, per così tanti giorni, l’ha raccontato Alessandro Dibenedetto, psicologo e psicoterapeuta di Emergency, che ha stilato la relazione sulle condizioni dei naufraghi: «Spazi ristretti, promiscuità e diverse provenienze culturali vanno ad aggravare la condizione di vita ormai giunta al limite. La situazione sta peggiorando sempre di più. L’evacuazione dei 27 minori ha prodotto in chi è rimasto una profonda tristezza con conseguenti comportamenti di chiusura, isolamento e mutismo. Depressione – continua la nota – ma anche rabbia e agitazione con alcune donne che, quando 4 migranti si sono gettati in mare (domenica scorsa, ndr), hanno reagito con attacchi di panico e profonda sofferenza, chiedendosi perché questa violenza insostenibile e assurda nei loro confronti».

IL MINISTRO DELL’INTERNO Matteo Salvini (alle prese con la crisi di governo che lui stesso ha provocato) quando la soluzione sembrava Maiorca aveva commentato soddisfatto: «Ong spagnola dei finti malati e dei finti minori, nave spagnola, porto spagnolo: giusto così. La coerenza e la fermezza pagano, non siamo più il campo profughi d’Europa. E sono convinto che questa sia l’opinione della maggioranza degli italiani». Mentre in Senato volavano gli stracci tra Lega e 5Stelle, il ministro Danilo Toninelli ha cercato di intestarsi l’operazione ribadendo pure la politica anti ong: «Grazie alle nostre interlocuzioni, Madrid ha annunciato l’invio di una propria nave militare. Finalmente una soluzione che non lascia l’Italia da sola. Auspico che la Spagna risponda al nostro appello e si impegni a fermare per il futuro l’Open Arms, con i mezzi e i modi che ritiene più opportuni».

LA SVOLTA nel pomeriggio con il sequestro dell’Open Arms e lo sbarco in Italia dei migranti: «Qualcuno, nel nome del governo dell’inciucio, vuole riaprire i porti – la replica di Salvini – ma finché campo difenderò la sovranità del paese».