Gli abitanti assetati di Hasakah, nel nord-est della Siria, si chiedono come mai il mondo intero taccia di fronte ai continui crimini perpetrati dalle truppe di Erdogan.

Suzlan Ahmed, dirigente presso il governatorato di Hasakah, ha denunciato che «le forze turche di occupazione, per ordine dei loro generali, bloccano l’approvvigionamento idrico assicurato dalla stazione di pompaggio di Aluk». È già successo più volte, da quando l’esercito di Erdogan controlla l’area a nord di Hasakah dove ha sede l’impianto.
Nella città e nelle zone circostanti, l’acqua potabile arriva ormai raramente, l’approvvigionamento con cisterne non basta ed è difficile scavare nuovi pozzi per mancanza di materiale e macchinari. Il direttore della Water Corporation ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire: «Togliere l’acqua alla popolazione civile mentre fa caldissimo e c’è anche la minaccia del coronavirus è un crimine di guerra orrendo contro la città di Hasakah».

Anche i membri del Partito comunista unificato siriano, facendosi portavoce dei loro militanti residenti nella città di Hasakah, chiedono che a livello internazionale si condanni l’occupazione e si fermi il sabotaggio di un bene vitale a opera delle forze turche contro i civili dell’area: «La Turchia minaccia l’approvvigionamento in acqua potabile di un milione di siriani. Le forze di occupazione hanno interrotto più volte il funzionamento della stazione di Aluk e hanno impedito ai lavoratori dell’acquedotto di entrare nell’impianto».

«Il Partito comunista unificato siriano – prosegue l’appello-denuncia – da tempo condanna l’occupazione turca nella parte settentrionale del territorio siriano e le operazioni, il sostegno, l’addestramento e le armi che il presidente turco Erdogan e il suo governo hanno fornito ai terroristi jihadisti negli anni scorsi. Oggi condanniamo l’odiosa azione contro Hasakah, che si aggiunge a una serie di crimini perpetrati dalla Turchia contro il popolo siriano».