Il nuovo ddl lettura, approvato anche in Senato lo scorso 5 febbraio è un provvedimento “a promozione e sostegno della lettura”. La legge, fortemente voluta dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini e dalle associazioni di categoria, dal sindacato italiano librai e cartolibrai (SIL) e dall’associazione librai italiani (ALI), si pone l’obiettivo di “diffondere l’abitudine alla lettura, come strumento per la crescita individuale e per lo sviluppo civile, sociale ed economico della Nazione, e favorire l’aumento del numero dei lettori”.

Soddisfatte le librerie indipendenti che vedono scendere, rispetto alla legge Levi, lo sconto massimo sul prezzo di copertina dei libri al 5%, mentre per lo scolastico si ferma al 15%. La scontistica coinvolgerà anche le piattaforme di vendita online come Amazon.

La legge è stata molto attesa e discussa, e per questo ha suscitato grande attenzione e prese di posizioni anche molto contrastanti soprattutto tra gli addetti ai lavori. Il nuovo tetto agli sconti non è l’unico provvedimento, ma è il principale, e quello che ha suscitato le reazioni più forti.

Franco Di Battista, ex libraio della libreria indipendente “Empatia” a Teramo: “considero il ddl un buon punto di partenza almeno per le librerie che ora possono combattere ad armi pari con gli altri attori del commercio al dettaglio, ma non credo abbia in alcun modo migliorato la situazione di difficoltà che vive la filiera editoriale. Non credo sia definitiva. Il problema ancora irrisolto è legato alla distribuzione, che in Italia è il grande problema della filiera. Amazon, che da molti è avvertito come il male assoluto, con l’apertura del servizio business alle librerie, offre dei servizi con i migliori prezzi in assoluto. Noi abbiamo deciso di non usufruire del servizio, ma solo per motivi etici.”

Le piccole librerie, che non potevano permettersi di concorrere a livello di sconti con le grandi catene e le librerie online, si aspettano un miglioramento su fronti commerciali, che comprende anche la riduzione di fenomeni come quello di lettori che in libreria scattano foto alle copertine, sfruttando la selezione e il lavoro del libraio di proposta, e poi acquistano su Amazon per sfruttare invece lo sconto concesso da un mercato squilibrato.

L’aspetto interessante della legge è il suo voler incentivare la lettura, e non soltanto intervenire sul mercato del libro. Parte dei fondi sono destinati alle biblioteche scolastiche, e parte a incentivi all’acquisto. Tuttavia si tratta di 10 milioni, a fronte dei 30 stanziati per le sale cinematografiche, quando il fatturato generato dall’editoria è maggiore di quello generato dal cinema: il contributo è ancora troppo limitato.

Nel tentativo di estendersi su una superficie più ampia possibile, la legge perde capacità di penetrazione e sorvola tanti aspetti critici della filiera editoriale, senza avere gli strumenti per intervenire. Per gli editori, la situazione complessivamente non presenta grandi novità.

I lavoratori freelance invece, su cui pure il settore si regge, restano fuori dai margini. “Se gli operai di un settore non possono permettersi i beni che producono, quel settore va in crisi”, ricorda Corrado Melluso (NERO Editions). “Inoltre non viene regolamentata la scontistica degli acquisti all’ingrosso, e in questa situazione i grandi distributori (tra cui anche Amazon) continuano ad avere un vantaggio sulle librerie indipendenti in virtù di un’economia di scala; e il tetto al 5% amplia il loro margine di guadagno.”

Ci sarà modo di valutare anche se effettivamente questo ddl, chiamato anche “legge anti-Amazon”, danneggerà in qualche modo Amazon. L’ambizione della legge è quella di sfidare le abitudini di lettura e di acquisto, lanciare un messaggio di tipo valoriale: si neutralizza la variabile economica nella scelta perché possa agire quella etica (scommettendo sul risultato).

Di fatto 13 milioni di italiani non hanno una libreria locale. Nel 2018 Amazon ha spedito almeno un libro nel 99% dei CAP italiani, in particolare in quelli con limitata copertura di librerie tradizionali, e c. il 40% dei libri in CAP dove non è presente alcuna libreria.

Per molti tra i lettori forti e gli addetti ai lavori è controintuitivo che si voglia promuovere la lettura limitando l’accessibilità economica del libro – per quanto ora si voglia rassicurarli dicendo che il prezzo di copertina dei libri, se la manovra funziona, è destinato forse a scendere.

Quello che già è emerso è il costo sociale del low cost, e le contraddizioni aperte sono molte.

La prima è proprio la criticità che riguarda il lavoro e il precariato e che attraversano trasversalmente la filiera, librerie comprese.

La seconda è che molti librai si servono di Amazon come grossista, accedendo a condizioni commerciali (e sconti) impareggiabili. Come ci ricorda un portavoce Amazon, “Ad agosto 2019 (quando il ddl in questione veniva approvato alla Camera, nda) abbiamo lanciato il servizio Amazon Business per offrire un aiuto concreto ai rivenditori di libri, che include un’offerta di milioni di titoli, sconti sul prezzo di copertina fino al 35% per i testi di varia e del 12% per l’editoria scolastica e universitaria accademica, resi gratuiti su tutti i libri acquistati fino a 120 giorni dalla data di consegna ed un sito dedicato per effettuare ordini in grandi quantità. Siamo felici dei primi riscontri molto positivi per il servizio. I rivenditori di libri stanno apprezzando in particolare l’ampia disponibilità di titoli, le spedizioni veloci e la facilità di resi e rimborsi.”