Vincent Bevins è un giornalista americano, corrispondente dal Sud-est asiatico per il Washington Post. Grazie a un imponente documentazione, frutto di anni di ricerche d’archivio, acquisizione di materiali recentemente desecretati, ma anche la raccolta di moltissime testimonianze, nel 2020 ha dato alle stampe Il Metodo Giacarta, ora tradotto in italiano, con il sottotitolo: «La crociata anticomunista di Washington e il programma di omicidi di massa che hanno plasmato il nostro mondo» (Einaudi, pp. 352, euro 30).

SI TRATTA DI UN LAVORO importante per comprendere cosa sia stata nel secondo dopoguerra la politica statunitense e con essa la Guerra fredda, di cui Bevins offre una rilettura radicale. Fu «uno scontro tra socialismo e capitalismo», scrive, vinto dal «capitalismo», da non ridursi ai soli conflitti indiretti fra Usa e Urss, ma che ha riguardato «quasi tutta la popolazione mondiale», portando «la grandissima maggioranza dei Paesi» dal «dominio coloniale diretto a un nuovo posto in un nuovo sistema mondiale». Un sistema «americanizzato». In questo quadro, tra il 1954 e il 1990, «un ruolo molto importante nella vittoria degli Stati Uniti» fu giocato dai «programmi di sterminio», organizzati e «giustificati da principi anticomunisti», appoggiati e finanziati «in almeno ventitré Paesi».

La mappa in cui si illustrano e si documentano gli «omicidi di massa intenzionali compiuti per eliminare esponenti o simpatizzanti di sinistra», Paese per Paese, escludendo «le morti causate dalle guerre vere e proprie», è a dir poco impressionante. Al centro, per importanza e come assoluto vertice di questa violenza, il brutale massacro di centinaia di migliaia di comunisti (alcune stime parlano addirittura di «un milione»), in Indonesia nei sei mesi che fecero seguito al colpo di Stato del 1° ottobre 1965.

L’AMMINISTRAZIONE Johnson, come quella precedente di Kennedy, considerava l’Indonesia addirittura più importante del Vietnam, un arcipelago di isole che si estendono per cinque milioni quadrati di mare, con allora cento milioni di abitanti e con il terzo partito comunista più forte del mondo, dopo Urss e Cina, con il 17% dei voti, tre milioni di iscritti e una vasta rete di organizzazioni affiliate con almeno venti milioni di membri. Già a metà degli anni Cinquanta, l’allora vicepresidente Richard Nixon sentenziava che «i comunisti sono troppo ben organizzati per essere sconfitti alle elezioni».

Ma a preoccupare ancora di più i vertici della Casa Bianca era che sotto la guida di Sukarno l’Indonesia aveva promosso nel 1955 la Conferenza afroasiatica di Bandung, che raccolse 29 Paesi, in rappresentanza di circa metà delle Nazioni Unite, un miliardo e mezzo della popolazione mondiale, su posizioni e principi anticolonialisti e antirazzisti, in favore della sovranità economica. Da qui l’origine del Movimento dei non-allineati, ma anche le ragioni profonde del colpo di Stato per rovesciare Sukarno, diretto e organizzato dagli Stati Uniti, che avevano stretto forti legami con le forze armate indonesiane, finanziato e addestrato i suoi ufficiali, costruendo di fatto «uno Stato militare anticomunista all’interno dello Stato».

L’ANNIENTAMENTO del terzo partito comunista del mondo e il sorgere di una dittatura militare fanaticamente anticomunista, è stato, secondo Bevins, un passaggio importante nel campo della politica volta alla distruzione fisica della sinistra nel Terzo mondo. «Giacarta» divenne sinonimo di «minaccia» per chi perseguiva possibili vie indipendenti e alternative allo sviluppo. Così sarà per tutta l’America Latina, dove i fascisti con il ruolo di assassini furono arruolati, da Patria y Libertad in Cile a La Mano Blanca in Guatemala, a Tradição, Família e Propriedade in Brasile. Come da noi, in Italia, negli anni della Strategia della tensione, con Ordine nuovo e Avanguardia nazionale.