Secondo il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli, le riforme legislative che negli ultimi mesi sono state spinte dal governo, anche nel campo della giustizia, rischiano di pagare lo scotto della «prevalenza di spinte demagogiche e appetiti populisti». L’Uscita forte di Sabelli, un magistrato della corrente moderata di Unità per la costituzione (Unicost), eri a Messina durante un convegno, racconta del clima da campagna elettorale che circonda per questo fine settimana la magistratura associata. Domani, lunedì e martedì si rinnova, a quattro anni di distanza, il Comitato direttivo centrale delle toghe, il «parlamentino» dove siederanno 36 rappresentanti delle correnti: i candidati sono 141.
L’attuale giunta esecutiva dell’Anm è guidata da un accordo tra Unicost e la macro corrente nata dall’alleanza tra le due correnti di sinistra, la storica Magistratura democratica e il più recente Movimento per la giustizia / articolo 3. Anche se nel 2012 le urne avevano in realtà premiato un altro schieramento, quello delle toghe conservatrici di Magistratura indipendente, rimasto però escluso dall’accordo di governo del sindacato magistrati (ma, si potrebbe dire, Mi è andata direttamente al governo del paese con il suo leader storico Cosimo Ferri che è sottosegretario alla giustizia del governo Renzi dopo esserlo già stato del governo Letta su indicazione di Forza Italia).

Al centro della campagna elettorale c’è naturalmente il rapporto con il governo, quello che l’accorto ministro della giustizia Andrea Orlando è riuscito a tenere sui binari del confronto, solo a tratti teso, senza passare dallo sciopero di protesta. Malgrado siano state approvate leggi assai poco gradite dai magistrati, prima fra tutte la riforma della responsabilità civile e la riduzione delle ferie (giunta al termine di una polemica condotta da Renzi sulla produttività dei magistrati italiani). Su questi punti Magistratura indipendente è all’attacco della giunta uscente, guidata da Sabelli e dal segretario Maurizio Carbone di Area. La richiesta, già in campagna elettorale, è quella di un pacchetto di sette giorni di sciopero. Ma a far leva sugli scontenti per l’eccessiva timidezza nel rapporto con l’esecutivo c’è anche la corrente ultima arrivata, quella di Autonomia e indipendenza nata proprio da una scissione di Mi. Il leader di Ai in predicato per la guida della prossima giunta è Piercamillo Davigo, l’ex componente del pool Mani Pulite oggi consigliere di Cassazione. Gli altri candidati alla presidenza sono Edoardo Cilenti, giudice del lavoro alla Corte d’appello di Napoli per Unicost, Antonio Sangermano, sostituto procuratore a Prato per Mi ed Eugenio Abamonte, sostituto dell procura di Roma, per Area.