«La gente non accetta di andare in albergo perché teme che, una volta andata via, non la faranno rientrare». Da giorni il gruppo di volontari della Protezione Civile di Spello fa la spola verso le cittadine distrutte della Valnerina. Sono a stretto contatto con le persone e le loro preoccupazioni, ma anche con le autorità e la fretta di intervenire, figlia delle pressioni degli sfollati che frappongono tra sé e i piani di accoglienza un’atavica testardaggine.

Le ragioni le sappiamo: andarsene significa perdere terre e animali. E allora i funzionari della Regione e della Protezione Civile agiscono per evitare altre contestazioni come quelle esplose domenica, subito dopo la scossa più forte, contro il sindaco di Norcia. Le telefonate, ci dicono i volontari, sono arrivate di sera: «Ci hanno chiamato lunedì sera dicendoci che c’erano da montare subito le tensostrutture – spiega uno di loro – Alle 23 eravamo a Norcia. Lì mi sono trovato davanti una situazione cento volte peggiore di quella del 24 agosto. Non c’è più neppure una struttura in muratura su cui appoggiarsi. Il centro operativo comunale ha delle crepe e hanno dovuto mettere delle tende nel parcheggio per gli uffici».

«Ci hanno mandato a 2-3 km da Norcia, verso Castelluccio. C’erano campi da tennis, abbiamo tolto le reti e scaricato le tensostrutture. È tanta la gente non vuole andare via e lasciare i punti fermi di una vita, che sia la casa o il lavoro. I funzionari della regione non nascondono un po’ di fastidio perché gli sfollati non accettano di spostarsi in hotel nemmeno per trascorrerci soltanto la notte. È ovvio: sarebbe poi difficilissimo tornare ogni giorno in Valnerina».

Nella frazione di San Pellegrino il team ha montato, di notte, una delle 12 tende pneumatiche della Croce Rossa arrivate in tir dall’Abruzzo: «Non sappiamo da dove arrivassero, ma erano state usate da poco – continua – Erano ancora umide, significa che sono state smontate poco tempo fa. Abbiamo dovuto operare di notte, con poca luce e un grado di temperatura. Non c’erano muletti per spostarle. Per fortuna eravamo numerosi e siamo riusciti a muoverle, ogni tenda pesa una tonnellata».

«Montarle di giorno sarebbe stato meglio, più semplice e meno pericoloso. Dopotutto che fretta c’era? Non sarebbero state utilizzate fino alla notte successiva. Ma sono stati costretti dalle pressioni della gente». Per questo, nel gruppo, ci si chiede perché quelle del 24 agosto siano state smontate tanto in fretta: «Ci voleva più pazienza – ci dice il coordinatore – Si voleva dare un’immagine di efficienza: gli sfollati fuori dalle tende in poco tempo, non come successe a Nocera nel 1997. Ma il campo poteva essere lasciato dov’era, inattivo. Non avrebbe comportato costi aggiuntivi e avremmo evitato di rifare tutto daccapo».

In ogni tensostruttura saranno ospitate circa 40 persone, contro le 8 che possono dormire nelle tende che erano state portate qui dopo il 24 agosto. Ne sono state già state montate dodici tra Norcia, San Pellegrino e Cascia dove da giorni 120 persone dormono ancora nelle macchine. Secondo il vicesindaco De Carolis sono 1500 gli sfollati tra Cascia e le frazioni, di cui ad oggi solo 250 negli hotel del Trasimeno.

Nel pomeriggio in Valnerina è arrivato il presidente della Repubblica Mattarella. Dopo le comunità marchigiane, ha visitato quelle umbre. A Norcia, prima di dirigersi verso gli hotel sul Trasimeno, ha lasciato una promessa dopo aver visto le macerie delll’Abbazia di San Benedetto: «Partendo da lì ricostruiremo Norcia più bella e sicura. Tornerà come prima, ma ci vorrà tempo. Faremo tutto quello uno Stato può fare».

Poche ore prima la Procura di Spoleto aveva aperto un fascicolo per disastro colposo a carico di ignoti per i crolli di edifici pubblici e privati provocati dal sisma. Un’indagine conoscitiva, dunque, tramite una serie di accertamenti per verificare l’esistenza di responsabilità precise. A muoversi, invece, sul piano economico è il governo che ieri ha annunciato di portare a 10 milioni di euro il fondo a favore degli allevatori che hanno subito danni a stalle e aziende, un bacino che tra Umbria e Marche conterebbe 10mila persone tra dipendenti e autonomi.