Ogni anno in Italia muoiono circa 400 persone in attesa di un trapianto perché le donazioni di organi non riescono a soddisfare la domanda. Grazie alla biotecnologia, in un futuro non troppo lontano la disponibilità di organi da trapiantare potrebbe aumentare. Gli scienziati dell’equipe di Pablo Juan Ross dell’Università della California hanno messo a punto una tecnica per sviluppare cellule umane all’interno di embrioni di altre specie. Dopo esserci riusciti nel 2017 utilizzando il maiale come organismo-ospite, ieri hanno annunciato di aver ottenuto lo stesso risultato con una pecora durante il meeting annuale dell’Accademia Americana per il Progresso Scientifico in corso a Austin, Texas: in un embrione ovino sono state inserite cellule staminali umane in un rapporto di una cellula umana ogni diecimila ospiti. Allo stesso tempo, grazie alla tecnica di editing genetico denominata Crispr, l’embrione di pecora è stato modificato in modo che l’organismo non generi l’organo da sostituire, accogliendo al suo posto le cellule umane. L’embrione è stato fatto sviluppare con successo fino a 28 giorni.
Nella prossima tappa della ricerca, le cellule staminali umane dovranno formare un intero organo all’interno dell’animale. Come per il maiale, gli organi della pecora hanno dimensioni simili a quelli dell’uomo ma, rispetto al suino, la fecondazione in vitro ha un tasso di successo dieci volte maggiore. L’obiettivo a lungo termine è la produzione, a partire dalle cellule staminali di un paziente malato, di un «pezzo di ricambio» da ri-trapiantare senza rischio di rigetto. La strada è ancora lunga: per ottenere un organo occorre che le cellule staminali umane siano cento volte più numerose di quelle utilizzate negli esperimenti. Inoltre, in vista di un trapianto, l’organo umano dovrà essere espiantato dall’animale senza portare con sé cellule o virus che potrebbero scatenare una reazione immunitaria.