In direzione ostinata e contraria, per dirla con le sempre valide parole di De André, anche quando l’opinione pubblica sembra vittima di un malevolo, fraudolento incantamento, e appoggia le grida di qualche interessato leader che invoca la guerra e le armi e contro «il nemico» (a condizione che si armino e partano «gli altri»). I libri di storia ben di rado hanno dato ragione alle ragioni del pacifismo. Le famiglie vere sempre. Specie quando in famiglia è rimasto un vuoto insostenibile, e un corpo martoriato reso al posto di un essere umano vivo. È sempre utile tornare a ripassare le argomentazioni del pacifismo vero, quello da non confondere con la resa incondizionata di fronte a chi ti nega ogni tipo di dignità.

SENNÒ non sarebbe esistita la Resistenza. Ma tutti gli uomini della Resistenza, peraltro, sognavano un mondo dove non ci fosse più alcuno spazio per la guerra e per chi ne aveva fatto la «sola igiene del mondo», tenendosi il più delle volte lontano dalle latrine della storia, i campi di battaglia. A ripassare le ragioni del pacifismo e del complesso, vitale reticolo di persone, storie, fedi, ideologie che ne hanno sorretto il precario, sbeffeggiato ma nobilissimo architrave arriva ora un libro curato ed edito dall’Archivio per la Storia dei Movimenti, la struttura genovese che da qualche anno, coinvolgendo fior di teste pensanti e valorizzando lo sterminato patrimonio documentale che custodisce avvia ricerche, e poi pubblica preziosi libri che di volta in volta ricostruiscono la storia in controluce di questo paese, e oltre.

Si intitola No War! Storie e documenti del movimento pacifista (a cura di Francesca Dagnino e Paola De Ferrari, pp. 111, euro 20) e accoglie, oltre a una splendida raccolta di immagini, una bibliografia e una necessaria sitografia, contributi di intellettuali e studiosi dalla Comunità di Sant’Egidio, della Chiesa valdese, Greenpeace Genova, Laborpace Caritas, Caschi Bianchi, Centro di Documentazione del Manifesto pacifista internazionale, ed ancora Alfredo Remedi, Carla Sanguineti, Piero Tubino, Mao Valpaina.

TANTE ANIME in comunicazione fitta e fruttuosa, mai in contraddizione o contrapposizione secca: quella cristiana, quella femminista, comunista, ambientalista. La data cardine è di un sessantennio fa, il 24 settembre del 1961, quando partì la prima Marcia Perugia – Assisi voluta dal «Gandhi italiano», Aldo Capitini, poi arriva il «no» secco ai Missili di Comiso, la lotta contro le varie mostre belliche che arricchiscono i potenti e storpiano e uccidono i poveri, per arrivare a testimonianze fondamentali su un momento della storia che presto tornerà a far parlare, perché si avvicina la ricorrenza del ventennale della morte di Carlo Giuliani: il G8 di Genova.
Non solo casseurs e illusi, ma tanta, tanta gente disarmata che la pace voleva viverla anche in piazza, e s’è trovata in un’altra guerra non voluta e dichiarata da chi gestiva le forze che dovrebbero proteggere proprio i più deboli. Lo ricorda nel libro Piero Tubino, sacerdote e pacifista.