Le Giornate del cinema muto di Pordenone 2018 propongono un denso programma per appassionati di ogni genere (film «d’arte», d’autore, commedie, melodrammi), di qualsivoglia (micro)periodo del muto (dalle origini ai film «maturi» degli anni Venti ai film giapponesi post-sonorizzati negli anni Trenta, come La caduta di Osen di Mizoguchi) a gruppi tematici come Abramo Lincoln o i film tratti da Honoré de Balzac, a pellicole delle nazionalità più diverse: da qualche russo classico come Le straordinarie avventure del signor West nel paese dei bolscevichi di Kuleshov a nordici altrettanto classici firmati da Stiller, Sjostrom e Dreyer. Difficile quindi segnalare dei percorsi precisi perché, come in ogni festival che si rispetti, si possono nutrire aspettative abbastanza certe a partire dal nome del regista o dal cast, ma le sorprese giungono sempre dai film meno noti; persino un restauro può farci scoprire un film diverso da quello che avevamo visto in passato.

E allora tracciamo un breve percorso a partire da conoscenze specifiche, quindi cerchiamo una traccia di italianità nel cinema americano o straniero. Il film tedesco Der Kampf ums Matterhorn, ad esempio, porta la firma di Mario Bonnard e Nunzio Malasomma, ed è interpretato da Luis Trenker, ovverosia degli espatriati italiani, che nell’inattività quasi assoluta del cinema nazionale tra il 1924 e il 1930, lavorano all’estero: Bonnard sia in Germania che in Francia, Trenker anche negli Stati Uniti, dove gira The Kaiser of California. Assieme a John Stahl, Bonnard gode, in questa edizione del festival, di una piccola retrospettiva personale, che oltre ai suoi primi film in veste di attore, include Promessi sposi (1922) e altri film del periodo franco-tedesco (in seguito Bonnard dirigerà Il feroce Saladino, Campo de’ fiori ecc.)

Capofila degli italiani a Hollywood è Robert Vignola, di Trivigno (Potenza), del quale Le Giornate propongono, in pre-apertura a Sacile, Beauty’s Worth, interpretato da Marion Davies, musicato da Stephen Horne e accompagnato dal vivo dalla Zerorchestra. In agosto lo stesso evento si era tenuto in piazza, a Trivigno, con le sedie davanti allo schermo stile Cinema Paradiso, a gustare la pellicola muta, accompagnata da una vera orchestra. Michele Marino, sindaco di quel paese, infatti, scoperto questo conterraneo illustre, si è messo in contatto con la Cineteca del Friuli e le Giornate del cinema muto, per sviluppare un progetto di riscoperta di questo importante regista del muto, misteriosamente assente nei testi di storia del cinema. Emigrato con la famiglia sulla costa Est degli Stati Uniti (Albany), Vignola divenne attore shakespeariano con prestigiose compagnie e fu tra i pionieri attori/ registi della Kalem, con la quale ebbe modo di realizzare e/o interpretare i primi film fatti in Irlanda (1910-1912) e From the Manger to the Cross (1912), una vita di Cristo girato in Palestina. Nel cinema americano confezionato a New York fino alla metà degli anni Venti, Vignola diresse grandi attrici del muto come Pauline Frederick, Constance Talmadge e Alice Terry. William Randolph Hearst, il Kane di wellesiana memoria, lo assunse alla Cosmopolitan e gli affidò la sua amante Marion Davies, in Quarto potere una Susan Alexander sepolta sotto costumi fastosi, come la povera Marion, cui Vignola consentì di svelare un briciolo del suo umorismo anche nei pesanti costumi di Mary Tudor o della principessa Mary of Burgundy. Beauty’s Worth è forse uno dei piu’ riusciti film in cui la Davies è stata diretta da Vignola, in quanto interpreta una lunga sequenza di quadri viventi con le spettacolari scenografie di Joseph Urban, in cui può muoversi con grazia e sensualità autoironica.
Un altro italiano che ha viaggiato a lungo tra le Americhe è l’elegante e longilineo attore napoletano Fred Malatesta, che appare in Forbidden Paradise di Lubitsch nel ruolo dell’ambasciatore francese che consola la zarina Pola Negri. Tra le pieghe della storia del cinema muto tanti segreti e tanti talenti ancora da scoprire.