Il Pdl ha depositato presso la Giunta per le immunità del senato copia del ricorso presentato alla Corte per i diritti dell’uomo di Strasburgo. Trentatre pagine, spese soprattutto per affermare che la retroattività della legge Severino viola la Carta dei diritti europea. Non è una sorpresa.
Gli avvocati del capo starebbero anche lavorando a una richiesta di revisione del processo Mediaset, sulla cui base chiedere poi una sospensiva dei lavori della Giunta. È una novità che però non modifica di una virgola il quadro generale. Il ricorso non comporta nessuna sospensione automatica. Esattamente come nel caso del ricorso presso le Corti di Strasburgo, del Lussemburgo e costituzionale la giunta dovrà votare soltanto se accogliere o no la sospensione, approvando o respingendo il testo del relatore pdl Andrea Augello. Che il Pd accolga la richiesta sembra però fuori discussione.
I falchi e le colombe continuano a strattonare Berlusconi, che non ha ancora deciso. Neppure questo è un fatto nuovo. Come il governo che, tanto per cambiare, ostenta ottimismo. Ieri è stato il turno del ministro Saccomanni, secondo cui «la crisi si allontana ogni giorno di più». Come farà a sapere cosa farà Berlusconi, dato che non lo sa neppure il diretto interessato, è un mistero.
La cosa migliore, prima di perdersi nella confusione di voci e controvoci che assordano dal giorno della sentenza, è provare a fare il punto sui tre fronti della vicenda: la decadenza di Berlusconi da parlamentare; l’eventuale grazia; l’altrettanto eventuale reazione del governo e del Colle alle minacciate dimissioni dei ministri «silvieschi».

Decadenza

Lunedì si riunirà per la prima volta la Giunta e Augello renderà finalmente nota la sua relazione. Quindi inizierà la discussione generale, con 20 minuti a disposizione di ciascun membro per un totale di 440 minuti. È escluso che si esaurisca in una seduta: la Giunta dovrà dunque votare su come proseguire. Tra una cosa e l’altra, è probabile che al voto sulla relazione non si arrivi prima dell’inizio della prossima settimana, lunedì 16 o martedì 17. Se verrà bocciata, il presidente Stefàno nominerà un nuovo relatore scelto nella maggioranza contraria al testo Augello. Al nuovo voto su questa seconda relazione si arriverebbe intorno alla fine di settembre e il parere determinante sulla decadenza, quello dell’aula, seguirebbe nella prima metà di ottobre. A voto segreto, se almeno 20 senatori lo chiederanno.
Finora Berlusconi ha sempre vincolato il sostegno al governo non al voto finale ma al primo, quello sulla relazione Augello, perché è lì che il Pd confermerà o meno, nei fatti, la decisione di non concedere rinvii al nemico-alleato. Se rimarrà attestato su quella posizione, al massimo nella prima metà della prossima settimana dovrà chiedere ai ministri Pdl di lasciare il governo. Non è escluso però che decida invece di aspettare comunque l’esito del voto segreto, dal quale ci si possono sempre attendere sorprese. Poi, se l’aula si esprimerà per la decadenza, non gli resteranno più appigli: dovrà decidere tra la resa e la guerra. A quel punto, però, non gli resterebbe più nessuna possibilità di arrivare alle urne entro novembre.
Entro la fine di ottobre o poco oltre, infine, la Corte d’appello di Milano dovrebbe riconteggiare le pene accessorie della sentenza Mediaset. Nemmeno quella sarà però una sentenza definitiva: la difesa di Berlusconi potrà comunque ricorrere in Cassazione.

Grazia

Berlusconi non intende chiedere la grazia. Potrebbero farlo i suoi figli, di giorno in giorno più convinti di procedere su quella strada. Il presidente, però, ha già detto che una eventuale grazia non riguarderebbe le pene accessorie, cioè decadenza e incandidabilità. Né sembra disposto a cambiare idea. A Berlusconi, invece, proprio quelle pene interessano: teme che, senza lo scudo di un seggio parlamentare, possa essere colpito da ordine di arresto per gli altri processi in cui è coinvolto. Negli ultimi giorni i mediatori, cioè Gianni Letta e Confalonieri, hanno individuato lo spiraglio sul quale si basano gli ottimismi del fine settimana: Berlusconi accetterebbe la decadenza, e si dice persino pronto ad abbandonare la politica, ma la grazia presidenziale dovrebbe essere accompagnata da attestati di stima e riconoscimenti tali da costituire uno scudo, se non legale, almeno morale. È un’ipotesi surreale. L’idea che Napolitano possa di fatto rovesciare una sentenza lanciandosi in un’esaltazione del condannato è fuori discussione.

Letta-bis

Se i ministri del Pdl si dimetteranno, Napolitano intenderebbe rinviare il governo alle camere, probabilmente senza nemmeno sostituire i dimissionari, nella speranza che al senato la fiducia venga comunque confermata. Circola inoltre la voce che non tutti i ministri pdl obbediscano. Le indiscrezioni (incontrollate e incontrollabili) parlano di dubbi soprattutto in Lupi e Quagliariello. Il rinvio alle camere sarebbe però una mossa azzardata. Non è affatto detto che Sel e i fuoriusciti dal M5S voterebbero a favore del governo. Vendola, anzi, lo ha di fatto escluso. Per conservare la fiducia senza quegli 11 voti, il governo avrebbe bisogno di una defezione di massa nelle file del Pdl, senza la quale Letta verrebbe rimandato a casa. A quel punto le possibilità di evitare la fine della legislatura diventerebbero molto esigue.