Jason Blundell di Treyarch, direttore della campagna in single-player e della modalità zombie di Call of Duty Black Ops 3, ha risposto ad alcune nostre domande.

Questa volta avete scritto e sviluppato una campagna per giocatore singolo più lunga e sofisticata rispetto a quella degli ultimi episodi, cosa ci aspetta?

Molto! Soprattutto perché abbiamo lavorato al gioco per tre anni e lo abbiamo concepito solo per gli hardware della nuova generazione. Così abbiamo implementato un livello di personalizzazione del personaggio inedito per la serie.

Lei pensa che Black Ops 3 sia fantascienza pura o che cerchi di anticipare il futuro, come Deus Ex ad esempio? 

C’è ovviamente un elemento fantascientifico ma non solo, non stiamo cercando propriamente di prevedere una realtà del futuro possibile ma abbiamo pensato di fare ragionare il pubblico su questioni serie, fargli domandare «se questo può succedere, quali sono oggi le ragioni e le cause per cui potrebbe accadere?». Siamo consapevoli che la storia tende a ripetersi e abbiamo discorso a lungo con esperti di storia, geopolitica e strategie militari. Abbiamo immaginato che le lancette di un orologio mondiale si muovessero dopo gli eventi di Black Ops 2 e trattandosi di eventi globali abbiamo creato una storia che li assecondasse secondo determinate, inevitabili, conseguenze. Direi che a rispondere circa «l’anticipaizone del futuro» fosse proprio il player, che racconti Quindi vorrei che a dare una risposta alla domanda sull’anticipazione del uturo sia proprio il player, nel caso sia disponibile a interpretare ciò che ha vissuto con il videogame. Uno dei pregi della serie di Black Ops, soprattutto del terzo episodio, è che il giocatore è parte della narrazione, così come la sua etica, le sue scelte, ciò che «vede» nel gioco e come lo legge.

Avete mai pensato di sviluppare un nuovo Call of Duty ambietato durante gli eventi storici del passato?

Sì. Abbiamo realizzato alcuni capitoli che si svolgevano durante la seconda guerra mondiale, io ho iniziato a lavorare alla serie ai tempi di Call of Duty 3 ed è meraviglioso avere la possibilità di consultare dati reali e archivi storici. Noi raccontiamo storie di persone e potremmo ambientarle in qualsiasi tempo. Ci interessano le emozioni, l’anima dei personaggi. Le persone sono persone, anche cambiando il set. Potrei andare 10000 anni nel futuro o nel passato, ma finché c’è una buona storia l’ambientazione è secondaria.