L’agricoltura fa i conti con i cambiamenti climatici in atto e paga un prezzo sempre più alto. L’eccezionalità degli eventi atmosferici è diventata la norma, con effetti devastanti sui cicli delle colture. Si assiste ad una frequenza più elevata di fenomeni meteorologici violenti, sfasamento delle stagioni, periodi di prolungata siccità seguiti da precipitazioni intense, micidiali sbalzi termici.

La “maledetta primavera” che sta per concludersi ha messo in evidenza il più vasto campionario di anomalie climatiche degli ultimi decenni. Tutta l’Italia è stata interessata dall’ondata di maltempo primaverile, dopo un lungo periodo di siccità invernale. Nessuna coltura è stata risparmiata dalle piogge torrenziali, grandine e vento. Le ciliegie, il frutto simbolo e irresistibile di questa stagione, esprimono sui banchi di vendita tutta la loro sofferenza per le avversità climatiche che hanno dovuto subire. Le basse temperature primaverili hanno rallentato il loro processo di maturazione, pioggia e grandine le hanno gonfiate d’acqua e prodotto fenomeni di spaccatura. Sul mercato ne sono arrivate quantità ridotte perché la maggior parte del raccolto previsto a fine maggio nelle regioni produttrici (Puglia, Campania, Emilia-Romagna, Veneto) è andato distrutto. Per alcune varietà precoci la perdita arriva al 90% e si fa fatica a trovarle. In Puglia, dove si produce più di un terzo delle ciliegie nazionali, si è perso il 60% delle varietà Ferrovia, Graffioni, Giorgia.

ANCHE PER LA VIGNOLA IGP, varietà particolarmente ricercata e apprezzata per il gusto e le altre proprietà organolettiche, freddo e pioggia hanno inciso gravemente sulla produzione prevista a fine maggio. E anche le varietà più tardive potrebbero subire la stessa sorte. Nella zona di Vignola, provincia di Modena, non è mancata il 5 maggio una abbondante nevicata a sancire che il “maltempo fuori stagione” è una condizione con cui dobbiamo fare i conti. Le sagre di paese, che in questo periodo celebrano le “perle rosse”, si svolgono in un clima di grande preoccupazione perché si teme sia stata compromessa gran parte della produzione annua. In questa situazione i prezzi delle ciliegie hanno raggiunto cifre record per questo periodo. A Milano in molti negozi i cartellini segnano 20 euro al chilo e anche nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica di Coldiretti non si scende al di sotto dei 7-8 euro al chilo. Ma è tutto il comparto di frutta e verdura a risentire del calo produttivo, con un considerevole aumento dei prezzi. Inoltre, una riduzione della disponibilità dei prodotti finisce per produrre fenomeni speculativi nella filiera a danno dei consumatori. Afferma la Coldiretti: «I cambiamenti climatici colpiscono le imprese agricole con lo sconvolgimento dei normali cicli colturali con effetti per i consumatori, che devono affrontare le fluttuazioni anomale dell’offerta e dei prezzi dei prodotti che mettono nel carrello».

TUTTI GLI ALBERI DA FRUTTO hanno risentito delle condizioni climatiche avverse, con la “falsa primavera” di febbraio che aveva determinato una fioritura anticipata. Gli agricoltori conoscono bene i pericoli a cui vanno incontro le piante in caso di anticipo della fioritura. Un periodo di freddo, quando la pianta si trova in questa condizione, inibisce la formazione dei frutti con danni irreversibili. Ed è quello che è accaduto nei mesi di marzo-aprile-maggio su tutto il territorio italiano. Secondo la Coldiretti, a causa delle anomalie climatiche di questa stagione, si è già perso un frutto su quattro.

OLTRE ALLE CILIEGIE, sono stati colpiti i frutteti del Trentino, le pesche e le albicocche dell’Emilia-Romagna e della Campania, i vigneti del Veneto e della Puglia. La grandine, l’evento più temuto, è stata la protagonista di questa primavera, con una violenza ed estensione che gli agricoltori non ricordano da decenni. Intere aree sono state flagellate, con gli alberi da frutto “spogliati” e la produzione compromessa. Prima o poi arriverà il caldo e le piante, già segnate dal clima sfavorevole, saranno più esposte e vulnerabili all’attacco di parassiti e agenti patogeni. Anche le api, già colpite dai pesticidi, devono fare i conti con questa primavera impazzita e manifestano tutto il loro disagio. Non escono dagli alveari a causa delle basse temperature. Al di sotto dei 12-13 °C non svolgono la loro azione impollinatrice e non raccolgono il nettare. Gli effetti negativi del freddo sulle fioriture condiziona tutta la loro attività. Per sopravvivere devono consumare il miele di riserva che non sempre è sufficiente. Gli apicoltori segnalano l’elevata mortalità che si sta manifestando in questo periodo. La produzione di miele di acacia, millefiori e agrumi del 2019 è oramai compromessa. La sofferenza che accomuna le piante e le api rappresenta un indicatore importante dei processi in atto a livello ambientale. Il lavoro nei campi procede con difficoltà. Se questo inverno si era di fronte a terreni assetati, ora la condizione è di terreni allagati su cui non è possibile effettuare le lavorazioni e le semine. Le piante di pomodoro già messe a dimora sono state soffocate dall’acqua e vanno ripiantate, con un aumento dei costi e un ritardo nella raccolta. Il faticoso accordo che è stato raggiunto poche settimane fa per il settore Nord tra agricoltori e industria conserviera, di 8,6 centesimi per ogni chilo di pomodoro prodotto, non ha tenuto conto dell’andamento meteorologico sfavorevole. Nei prossimi mesi frutta e ortaggi costeranno di più. In questi primi mesi dell’anno, i prezzi di alcuni ortaggi (cavolfiori, lattughe, carciofi, finocchi), hanno subito aumenti superiori al 100%.

NEL 2018 SI ERA REGISTRATO IN ITALIA il record nei consumi di frutta e verdura degli ultimi 20 anni. L’andamento climatico sfavorevole, con la conseguente diminuzione della produzione e aumento dei prezzi, potrebbe ora determinare una inversione di tendenza. I produttori agricoli lanciano un appello ai consumatori: «Non cercate il frutto perfetto perché piccole imperfezioni non alterano le caratteristiche organolettiche e nutrizionali». Siccità, gelate e grandinate hanno avuto gravi conseguenze anche sugli uliveti. Si calcola che almeno 25 milioni di piante, il 10% del patrimonio nazionale, abbia subito danni causati dalle avversità climatiche di questi mesi. La produzione di olio nell’anno 2018/2019 è stata inferiore del 38% rispetto all’anno precedente e il tracollo produttivo ha interessato le tre maggiori regioni produttrici (Puglia, Calabria e Sicilia).

LA COLDIRETTI HA QUANTIFICATO il costo per l’agricoltura italiana di queste ricorrenti anomalie climatiche, che nell’ultimo decennio corrisponde a 14 miliardi di euro, tra perdite della produzione agricola e danni alle strutture produttive (capannoni, serre, ecc.). L’attività agricola dovrà fare i conti con manifestazioni climatiche sempre più imprevedibili e incontrollabili, su un territorio sempre più fragile e che ha visto diminuire in Italia del 28% la terra coltivata negli ultimi 25 anni.