Un recente rapporto della Food and Land Use Coalition, pubblicato su The Gardian, evidenzia come, a livello mondiale, il settore pubblico fornisce oltre un milione di dollari al minuto in sussidi agricoli, molti dei quali contribuiscono nei fatti alla crisi climatica, alla perdita di biodiversità e all’impoverimento del suolo.

Sempre nello stesso rapporto si legge che l’attuale sistema di produzione di cibo causa 12 miliardi di dollari all’anno di costi nascosti per l’ambiente e la salute. Il modello agroalimentare industriale, che si è affermato nel corso degli ultimi cinquant’anni, è una delle principali ragioni della più grave crisi ambientale e climatica mai vissuta dall’umanità.

Da un lato, ha determinato lo sfruttamento indiscriminato e il deterioramento irreversibile delle risorse naturali (come l’acqua, il suolo, le foreste, i boschi…) ingiustamente percepite e trattate come illimitate e inesauribili. Dall’altro, ha fatto un uso sempre più sfrenato di input esterni di origine fossile: fertilizzanti chimici, pesticidi, materiali plastici. Ma i governanti sembrano non capire questa situazione. Sono forti le proteste di molti agricoltori negli Usa contro la distribuzione di sussidi che ha premiato le grandi aziende.

La nuova Pac ha davanti sfide importanti: garantire la sicurezza e la sovranità alimentare, dare una risposta alla crisi ambientale e climatica, ridare vigore all’economia e all’occupazione nel settore agricolo. E soprattutto, sostenere quell’agricoltura familiare alla quale l’Onu ha dedicato il prossimo decennio, perché in grado di raggiungere i tanto agognati obiettivi di sviluppo sostenibile. Perché riconoscere questo ruolo senza attuare adeguate politiche di sostegno è un segno di incoerenza.

Lo sviluppo di sistemi produttivi di piccola e media scala è l’unica strada per far crescere un modello capace di contrastare il cambiamento climatico, di restituire competitività anche alle aree rurali più marginali, di rafforzare il ruolo delle specificità a marchio europeo con regole di produzione realmente sostenibili. Un modello economico positivo e replicabile. La sfida del futuro non sarà produrre di più, ma produrre cibo in maniera più sostenibile ed efficiente, privilegiando le produzioni di piccola e media scala e di qualità, che abbiano forti legami col territorio e un basso impatto ambientale.

La nuova Pac dovrà saper guardare il presente per costruire un futuro vincente per i suoi abitanti e per un sistema, quello agricolo, per molti anni messo ai margini, ma fondamentale per la vita del pianeta. La nuova Pac deve sostenere le aziende che agiscono in difesa della biodiversità, i modelli di agricoltura sostenibile come l’agroecologia, che persegue obiettivi di equilibrio ecosistemico a tutela delle risorse naturali.

La prossima Pac è troppo importante perché passi sotto silenzio.