30clt2spalla

L’utopia è una necessità vitale, ne era convinta Christa Wolf che in un’intervista con Evelyn Finger immaginava anche la letteratura come di per sé utopica: «crea dal nulla una realtà che deve rivelarsi, in quanto realtà nuova, ben solida». Quando i bordi sono dell’isola rappresentata come crocevia poroso di scritture, incontri e rimescolamento di radici, si possono addirittura abitare «sconfinate utopie», tema all’insegna del quale si apre oggi a Cagliari la quattordicesima edizione del «Marina Cafè Noir» – festival di letterature applicate e tra i più interessanti nel panorama nazionale.

Fino al 4 settembre, sono allora più di 50 gli incontri in programma con scrittori e scrittrici da tutto il mondo che, grazie all’organizzazione dell’ormai storica e resistente Associazione Chourmo, approdano in Sardegna per raccontare orizzonti in mutamento. Dal Sudamerica all’Irlanda, dalla Francia alla Spagna, passando per i Caraibi, molti – e ulteriori – sono i luoghi scelti quest’anno in cui a scintillare appaiono le narrazioni di Rita Indiana, Alan Pauls, Paco Roca, Sam Miller e ancora Hervè Le Corre, Andreas Neuman, solo per citarne alcuni.

Tra il Terrapieno e il Giardino sotto le Mura – tra i quartieri di Villanova, Castello e Marina – si potranno così ascoltare Michela Murgia, Marcello Fois e Francesco Abate insieme a Marco Aime, Alberto Prunetti, Karim Franceschi e Claudia Galal. Dal Poetto, scelto per inaugurare la prima serata di oggi, le lunghe passeggiate del Marina Cafè Noir sono state pensate come sempre per adulti e bambini, tra laboratori, mostre, concerti, e reading.

Non mancheranno gli ormai classici omaggi che vengono rivolti in forma di ricordo a grandi figure della letteratura e dell’arte, anch’essi potenti narratori di visioni del futuro: Pinuccio Sciola, Gianmaria Testa, Joyce Lussu, Ciccito Masala e Miguel Hernandez.

Un’ottima occasione per interrogarsi intorno al presente e ai suoi numerosi conflitti, quella urgenza di utopia viene a declinarsi come spazio di scambio, di libertà e invenzione. Necessità vitale che il linguaggio della letteratura sa collocare e discutere in sorprendenti traiettorie possibili tutte da sperimentare e immaginare.