Persone in strada, nottata a dormire in macchina, crepe sui muri, cornicioni per terra. Un nuovo terremoto si fa sentire sulle regioni adriatiche e nei pressi dell’epicentro il copione della paura è sempre lo stesso. La terra ha tremato forte alle 20 e 19 di giovedì a sud di Montecilfone, paese di 1.300 abitanti in provincia di Campobasso, a pochi chilometri da Termoli. Magnitudo 5.2, scossa avvertita anche in Puglia, Abruzzo, Marche, a Roma e a Napoli, dove in molti si sono attaccati al telefono per ricevere rassicurazioni dall’Osservatorio vesuviano. Almeno altre 27 repliche nella notte, la più intensa è stata registrata alle 22, 4.4 gradi. Una sequenza sismica sta attraversando il Molise: l’esordio c’è stato intorno alla mezzanotte di Ferragosto, con una botta da 4.7 gradi, poi decine di repliche fino al colpo di giovedì, che ha messo paura a chiunque.

Nessun danno rilevante, ma la nottata è stata comunque complessa nella zona a cavallo tra il Molise e l’Abruzzo. Diverse migliaia di persone hanno dormito in macchina, a Montecilfone il sindaco ha aperto le porte della scuola elementare, da lui considerata luogo sicuro. A Guglionesi la protezione civile ha montato delle tende. «Su 1.600 abitanti, circa la metà ha dormito fuori di casa – racconta il sindaco Michele Berchicci –. Il municipio sembrerebbe avere problemi seri, abbiamo riscontrato lesioni alla caserma dei carabinieri e alla chiesa madre del paese».
Per precauzione è rimasto chiuso fino all’ora di pranzo di ieri il viadotto Histonium, che destava qualche preoccupazione ma che, dopo i controlli dei tecnici, è stato dichiarato agibile. Le Ferrovie hanno interrotto per alcune ore il transito sulle linee Ortona-Foggia e Variano-Campobasso-Termoli.

A Vasto, in Abruzzo, il terremoto è arrivato mentre era in corso la messa solenne per la Madonna del Carmine. Anche qui le persone si sono riversate in strada, e, malgrado lo spavento, il clima era quasi leggero: gente intorno ai tavoli con cibo, bevande e sorrisi. Un sospiro di sollievo, perché la scossa è stata di lunga durata e di non trascurabile intensità. La zona è quella in cui il 31 ottobre del 2002 crollò il tetto della scuola elementare di San Giuliano di Puglia, con la morte di 27 bambini e della loro maestra. A tracciare una similitudine tra i due eventi ci ha pensato Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv: «La localizzazione è leggermente più a nord, ma indicativamente i due eventi hanno la stessa origine geodinamica e la stessa profondità», ha fatto sapere alle agenzie.

«Io non ci torno a casa», racconta una signora davanti al caffè centrale di Montecilfone. «Non siamo abituati a cose del genere» prosegue. Ma come ci si può abituare? Niente, è semplicemente impossibile: anche nelle zone già terremotate delle Marche il terremoto s’è fatto sentire e l’ansia è salita oltre i livelli di allerta. Manca una settimana al secondo anniversario del sisma che distrusse Amatrice, Arquata del Tronto e Accumoli, eppure ogni volta che la terra trema le sensazioni sono quelle di sempre. «Ci sentiamo come topi in gabbia», spiegano dalle casette provvisorie piazzate sulla vecchia Salaria, tra le Marche e il Lazio.

A completare il quadro, all’alba di ieri, un altro terremoto ha svegliato molti abitanti della costa adriatica: la scossa è avvenuta in mare, a otto chilometri da Ancona, per una magnitudo di 2.6 gradi. Non moltissimo, ma abbastanza da tenere tutti col fiato sospeso.