«In un anno come nessun altro nel quale i filmmakers hanno affrontato sfide enormi per terminare le loro opere, non sono mancati grandi film in cerca di accoglienza al festival di Rotterdam. Il concorso e le altre sezioni di questa prima parte del festival ne esprimono lo spirito di scoperta e di attenzione verso le visioni che che provocano la nostra curiosità e sollecitano la nostra immaginazione». Così Vanja Kaludjercic, neo direttrice del Festival di Rotterdam, ha accolto stampa e addetti ai lavori alla conferenza di presentazione dell’edizione 2021, quella dei suoi cinquant’anni, che raccogliendo la stessa sfida di tutto il cinema nel mondo ha scelto una forma «expanded». Una prima parte online per i professionisti internazionali e in presenza per il pubblico locale– compatibilmente all’evoluzione della situazione sanitaria – e una seconda a giugno «dal vivo» coi titoli delle altre sezioni.

FA EFFETTO che il primo grande appuntamento cinematografico del prossimo anno – in Europa – sia anch’esso costretto a una formula «ibrida» – e del resto quello a seguire, ovvero la Berlinale ha annunciato pochi giorni fa la scelta di una sessione invernale con l’Efm (il mercato) all’interno del quale sarà proposto il concorso interamente in streaming. La parte invernale di Rotterdam (1-7 febbraio) si limita alle tre competizioni a cui si aggiungono le anteprime di Limelight – compreso il film di apertura, Riders of Justice di Anders Thomas Jensen, definito dal team del festival «una fantasiosa tragicommedia del caso».

SEDICI i film in corsa per il Tiger award – in giuria Lemohang Jeremiah Mosese,Orwa Nyrabia, Hala Elkoussy,Helena van der Meulen, Ilse Hughan – nessuno italiano, tutti in anteprima mondiale a conferma del diffuso desiderio di esistere dei film e dell’industria cinematografica, a cominciare da quella più indipendente che con la pandemia rischia di essere schiacciata dalla crisi che investe i grandi settori e dalla «politica» delle piattaforme sempre più aggressive e di peso nel controllo dei mercati mondiali.

SI VA DAL LIBANO di Agate mousse di Selim Mourad, nelle parole dell’autore « un antidoto estetico alla paure della Fine», alla Corsica di I comete – A Corsican Summer di Pascal Tagnati, la vita di un piccolo centro corso scoperta e narrata attraverso un’estate. Alla Georgia dell’ esordio di Juja Dobrachkous, Bebia, à mon seul désir, il ritorno a casa per i funerali della nonna di una ragazza che diviene l’occasione per confrontarsi con sé stessa e con i suoi desideri e le sue scelte sul futuro.

È targato Repubblica Dominicana Liborio di Nino Martinez Sosa, che mette al centro Papa Liborio e la comunità che lo circonda. Un romanzo di formazione costruito sul personaggio di un’ adolescente, la Venera del titolo, in conflitto con la società patriarcale dove vive, è invece Looking for Venera di Norika Sefa, coproduzione Kosovo-Macedonia, e una figura femminile, quella della giovane Ana, è anche al lcentro di Mayday, debutto della regista americana Karen Cinorre, definito dall’autrice: «Una variante contemporanea di Alive nel poaese delle maraviglie».
Quindici le proposte in Big Screen Competition, la sezione premiata dal pubblico – al vincitore oltre al premio in denaro viene garantita la distribuzione in Olanda in sala e in streaming. Tra questi El perro que no calla di Ana Katz; Sexual Drive di Yoshida Kota; Les Sorcières de l’Orient di Julien Faraut; The Year Before the War di Davis Samanis; Drifting di Jun Li, sulla vita precaria degli homeless a Hong Kong, e sulla loro battaglia per ottenere i diritti a un’esistenza decente.

AMMODO Tiger Short, il concorso dei cortometraggi, propone ventidue titoli, tra questi 80 000 ans di Christelle Lheureux; earthearthearth di Daïchi Saïto; Erde essen di Laura Weissenberger; For the Sake of Calmness di Newsha Tavakolian; Happy Valley di Simon Liu.
Premio Roby Müller a Kelly Reichardt che terrà una masterclass. Incontri con Charlotte Gaisnbourg, Benoit Jacquot.