Ops, c’è stato un errore. Dopo il riconteggio, le schede bianche depositate nelle urne delle primarie romane sono risultate essere non già 2.866, come precedentemente comunicato, ma 567. Sempre tantine, trattandosi di elezioni primarie, ma comunque un quinto rispetto a quelle precedentemente messe in conto. Le nulle ora sono ufficialmente 326 (prima erano ben 843). I voti totali scendono così a 44.501 rispetto agli iniziali 47.317.
Ovviamente secondo i vertici del Pd e secondo il vincitore Roberto Giachetti non cambia proprio niente. Prima hanno provato a spiegare che probabilmente tante schede sprecate erano da attribuire a chi – non pochi ostinati militanti delusi ma non ancora rassegnati, ma migliaia di persone – si era preso la briga di recarsi al seggio sotto l’acqua per mandare un segnale di protesta al partito. Poi si è detto che la polemica era in ogni caso insensata, perché le bianche e le nulle non cambiano il risultato conseguito dai candidati. Poi però ieri è uscita sul Messaggero la voce di un dirigente nazionale del Pd che dietro l’anonimato ha confermato i sospetti dei più: il numero delle schede bianche e nulle è stato volutamente gonfiato per aumentare il dato dell’affluenza e far sembrare il flop un po’ meno flop.

Macché, secondo il tavolo organizzatore delle primarie «l’errore è stato causato innanzi tutto dall’aver sommato al totale anche il numero delle schede bianche risultanti dai verbali per l’elezione dei candidati presidenti di municipio». E poi, insisteva sempre ieri il presidente del Pd e commissario romano Matteo Orfini, «cercare di gonfiare affluenza con l’astensionismo è un non senso politico». E soprattutto, – ma questo Orfini non lo dice – quando vieni beccato non ci fai una bella figura. «Vorrei conoscere quel genio che ha messo schede bianche per aumentare l’affluenza», twittava sempre ieri Giachetti. E il deputato Marco Miccoli, ex segretario romano, rispondeva: «Vorrei conoscere quel genio che gli ha ordinato di farlo» (e chissà se Miccoli ha anche in mente qualcuno in particolare).
Ma appunto, ai vertici del Pd basta portare a casa il risultato, comunque sia stato conseguito (se avessero votato in cento probabilmete avrebbero detto che tutto sommato era andata bene). E che volete, come dice il vicesegretario Lorenzo Guerini, «venivamo da Mafia capitale, dalla caduta della giunta Marino» (deve essere inciampata in un sanpietrino) e insomma, «vista la condizione di partenza le primarie sono state un fatto positivo» e quella del «doping» dei votanti è una «questione non rilevante». Certo, con tutte quelle bianche e nulle alla fine risultate inesistenti, il partito ci ha rimesso – a due euro al voto – 5.632 euro. E pensare che se si fosse trattato delle primarie di Napoli – dove in alcuni casi gli euro per votare venivano consegnati agli elettori fuori dai seggi – si sarebbe invece potuto parlare di parziale risparmio.