«Abbiamo deciso che è il momento di tornare sui territori, e di farlo ripartendo dalle periferie». Dopo la grande manifestazione di Roma le sardine sono pronte a dare il via alla «fase 2». Una nuova ondata di eventi che interesserà tutte le regioni d’Italia, a cominciare da quelle in cui si voterà il 26 gennaio: l’Emilia-Romagna e la Calabria. «Il giorno dopo piazza San Giovanni ci siamo confrontati – spiega Andrea Garreffa , bolognese, uno dei quattro fondatori del movimento nato sotto le Due Torri un mese fa – tutti assieme abbiamo deciso che è il momento di avvicinare quante più persone possibile alla politica».

L’obiettivo resta quello di battere Salvini e il sovranismo?
L’obiettivo è fare in modo che le persone si interessino alla politica, perché la politica è qualcosa che riguarda tutti.

E avete deciso di ripartire dalle periferie, in Emilia-Romagna proprio quei territori dove il leader della Lega sta facendo una incessante campagna elettorale
Diciamo così: se finora le manifestazioni delle sardine hanno toccato soprattutto i grandi centri urbani, ora sarebbe bello e giusto dare vita a iniziative lontano dalle città.

Secondo voi le periferie sono più esposte alla propaganda leghista?
Non è vero che le zone periferiche sono ignorate da chi vive in città, e se lo sono state è tempo che questo cambi. Non è solo una questione geografica. Quando parliamo di ristabilire il dialogo perso tra centro e periferie lo diciamo perché i problemi riguardano tutti e solo assieme si possono affrontare. Se le periferie sono ignorate dal centro, forse siamo di fronte a una mancanza di comunicazione che rispecchia ciò che è successo tra società civile e politica. Vogliamo ricucire, e non da politici che fanno promesse ma da liberi cittadini.

Avete sempre detto «no» al sovranismo. Alla fine la darete un’indicazione di voto?
Credo molto nel principio democratico e nella libertà del voto, ma credo anche nella necessità di informarsi. Questo vuol dire diventare consapevoli dei meccanismi dell’informazione e dei social network. Non si può scegliere liberamente senza sapere che esiste una macchina propagandistica leghista finanziata e strutturata. Poi ognuno farà le sue scelte.

Se andrete nei paesi dell’Appennino emiliano, che messaggio porterete?
Alle regionali del 2014 in Emilia-Romagna votarono solo il 37% degli aventi diritto. È ora di cambiare questa situazione, colmare il gap e farlo parlando di temi veri. Si discute di spopolamento? Affronteremo il problema. Si ragiona sul dissesto idrogeologico? Anche quello sarà un tema. Vogliamo soprattutto che la politica torni a occuparsi delle persone, e viceversa.

Avete sempre detto che chi vive in Emilia-Romagna politicamente è fortunato perché ha una scelta chiara di fronte a sé. E in Calabria?
Per la Calabria parleranno le sardine calabresi. È questa la novità, le sardine sono tornate sui territori e ognuna si occuperà del suo. Con una differenza sostanziale, poter contare tutti su una rete nazionale. Noi fondatori non possiamo improvvisarci esperti della situazione calabrese, con problemi complessi da inquadrare anche per chi ci vive, figuriamoci per chi abita a Bologna.

Dite anche di voler lasciare alla politica il suo mestiere. Nelle vostre richieste però un punto preciso c’è, l’abrogazione del decreto sicurezza.
Ci siamo accorti che quella questione stava a cuore a moltissime delle persone che hanno creato e popolato le piazze delle sardine. È stato un sentire comune. Quello non è un provvedimento come tanti altri, è un simbolo dell’operato di Salvini come ministro. Noi parliamo di diritti umani, di non violenza e società inclusiva. Se chiediamo politiche che non abbiano nulla a che fare con la paura, che valorizzino la diversità senza considerarla una minaccia, allora diciamo che quel decreto è fuori luogo.

L’abrogazione del decreto sarà per voi il banco di prova del governo giallo-rosso? Un modo per misurare la risposta della politica nei vostri confronti?
Nel prendere le decisioni riconosciamo il fatto che ci sono sempre due aspetti, l’azione in sé e una valutazione di opportunità sul quando farlo. Questo è certo uno dei punti emersi, ma la nostra urgenza è focalizzarci sui territori e riportare l’attenzione su Calabria e Emilia-Romagna. Il nostro obiettivo resta sempre lo stesso: innovare il linguaggio politico e incentivare la partecipazione. Continueremo a farlo.