«Ci si amo rotti le scatole di fare le mascotte del centrosinistra. Siamo pronti a sporcarci le mani, a fare un salto in avanti. Ne stiamo discutendo a Bologna, a Torino e anche altrove». Mattia Santori va dritto al punto, mentre assieme a tutte le sardine bolognesi è impegnato nella preparazione dell’evento che porterà nel cuore della città, in Piazza Maggiore, 6 mila piantine da vendere per finanziare la sopravvivenza dei circoli Arci.

Cosa vuol dire sporcarsi le mani per le sardine?

Vuol dire che siamo pronti a metterci al servizio. Il risultato che dovrà arrivare, vedremo in che forma, sarà quello di una partecipazione politico-elettorale. L’orizzonte è quello delle amministrative di questo autunno, ma anche le elezioni politiche del 2023.

Siete partiti nel 2019 dicendo che non volevate fare politica nel modo classico. Cosa è cambiato?

L’essenza delle sardine non cambia, noi vogliamo stare in contatto col mondo da cui proveniamo. Ma siamo cresciuti, abbiamo capito che non basta esserci prima delle elezioni con una piazza e con un selfie per sconfiggere sovranismo e populismo. Sono soprattutto le giovani sardine, i 20 enni, che ci chiedono più impegno.

Le sardine semplici, le migliaia che riempirono le piazze, capiranno?

Spero di sì, è uno dei rischi che dobbiamo e vogliamo correre.

State già pensando alle candidature nelle città dove si andrà al voto?

Attenzione. Noi ci sporcheremo le mani ma come è ancora tutto da decidere. Candidature singole, liste nostre o in comune con altri, supporto esterno, le possibilità sono tantissime. Detto questo ci saremo. Sappiamo che le elezioni di Bologna rappresenteranno per noi una svolta, quello che faremo qui avrà assumerà un carattere nazionale.

A Bologna lei ha già dichiarato il suo appoggio per il candidato alle primarie del centrosinistra Matteo Lepore, un candidato Pd che però non avrà l’appoggio di quella parte del partito che invece preferisce la civica-renziana Isabella Conti. Perché non rimanerne fuori dalla mischia?

Queste primarie del centro sinistra saranno le vere elezioni. Vogliamo trasformarle in una grande opportunità per tutta la sinistra per discutere sui temi della città. Lepore è un candidato che ha saputo creare legami, dai movimenti al mondo imprenditoriale, e ha sempre mostrato attenzione per quella Bologna sociale di sinistra legata all’attivismo dal basso. Conti la consideriamo di famiglia, ma è appoggiata da persone che guardano a destra, con idee securitarie.

Farete una vostra lista di appoggio a Lepore?

Ancora non abbiamo nulla di deciso. Se ci saranno i giusti spazi diremo la nostra su alcuni temi: partecipazione civica e giovanile, sport e welfare.

A ottobre si voterà anche a Roma. Che farete?

A Roma si è persa un’occasione di rinnovamento della politica. C’è stato un veto dei 5 Stelle su una candidatura unitaria e così la Capitale è diventata l’esempio di come, quando si arriva al dunque, questa grande coalizione progressista di cui tanto si parla non è ancora un fatto reale. Al momento la situazione politica è un tale vespaio che preferiamo starne fuori.

Insomma elettoralmente vi impegnerete solo se ci saranno le giuste condizioni.

I fatti in politica sono sopratutto fatti elettorali. Noi ci consideriamo dentro la coalizione di centro sinistra e abbiamo intenzione di sporcarci le mani solo quando e dove servirà. A Latina ci stiamo impegnando, c’è una bella coalizione larga – sullo stile di quel che ha fatto Bonaccini in Emilia-Romagna – che sfiderà la destra di governo della città. A Torino lavoriamo per allargare le primarie il più possibile. In Calabria invece la situazione è nerissima, al momento non vediamo spazi politici di manovra senza il rischio di essere inquinanti.

Parlate con Letta, con Bersani, vi siete avvicinati anche ai 5 Stelle. Con Draghi avete un dialogo?

Draghi è un po’ in prestito alla politica, e in una forma che a noi non interessa. Per questo stiamo ragionando non su di lui ma sulle amministrative e sul 2023, sulla costruzione del centrosinistra per il futuro del paese.