Sono tornati in piazza a Roma aprendo il corteo dello sciopero globale per il clima con un grande striscione verde: «Earth for 99%». «La terra per il 99%», firmato Fridays for future. Così il movimento ecologista ha ripreso lo slogan che nel 2011 era stato agitato nelle piazze Occupy per declinarlo in chiave climatica. «L’impatto sul pianeta non è uguale per tutti. I super ricchi consumano e inquinano in percentuali estremamente più alte del resto della popolazione. Per questo salvare la terra non può essere un atto individuale, ma serve un’azione decisa delle istituzioni verso le classi più abbienti. La battaglia per giustizia ambientale e sociale è la stessa», dice Sara Sessa, dei Fff Roma.

Il corteo parte da piazza della Repubblica in direzione San Giovanni. Sulle teste dei partecipanti si agitano cartelli e striscioni che combinano ironia e rivendicazioni politiche. «Sta bruciando l’Amazon sbagliato», recita uno. «Guerra e devastazione ambientale, fermiamo la macchina del capitale», è scritto su un altro. Su un risciò del Wwf c’è un mondo gonfiabile e attiviste con mari e continenti disegnati sul corpo. Dal camion danno un po’ di numeri: «Siamo 20mila». In piazza ci sono gli attivisti di Extinction rebellion e tanti studenti del movimento La Lupa che hanno attraversato le mobilitazioni pacifiste e lo sciopero dell’8 marzo.

La manifestazione è colorata e festosa, nonostante il clima bellico che si respira intorno. L’opposizione all’invasione dell’Ucraina voluta da Putin si mostra con le bandiere della pace. «Proprio questa guerra dovrebbe insegnarci che la transizione ecologica non è rimandabile. È questo il momento di accelerare la riconversione delle fonti energetiche. I combustibili fossili sono motivo di tensioni, crisi e accentramento di potere. Le rinnovabili sono l’energia della pace», continua Sessa.

Lo striscione di apertura del corteo – foto di Mauro Scrobogna / LaPresse

Sfila anche lo spezzone del collettivo Berta Cáceres, che alla vigilia dello sciopero ha subito lo sgombero dell’occupazione «verde» nel parco della Caffarella. Lo striscione dice: «Berta vive. La rivoluzione ecologista non si sgombera». Per loro la mobilitazione non finisce in piazza San Giovanni. Un picnic-assemblea nei pressi della palazzina che fino a giovedì ospitava progetti e desideri si trasforma in corteo, con 200 persone che raggiungono il cancello sbarrato. Dentro alcuni operai stanno murando l’edificio, fuori c’è la polizia.

Insieme ai Fridays for Future e molti spazi sociali della capitale anche attiviste a attivisti di «Berta» raggiungeranno oggi Firenze per partecipare alla manifestazione dei lavoratori ex Gkn, che hanno espresso loro solidarietà dopo lo sgombero. L’appuntamento nel capoluogo toscano ha assunto rilevanza nazionale e sono attese partecipazioni da molte città. La manifestazione è convocata alle 14.30 a piazza Vittorio Veneto.
La lotta del collettivo di fabbrica è diventata non solo un simbolo, ma anche uno spartito su cui connettere vertenze e battaglie diverse che nascono da problemi comuni.

Lo testimoniano i 10 punti diffusi ieri dagli operai per spiegare le ragioni del corteo. Parlano di diritto al lavoro, urgenza di fermare la guerra e accogliere i profughi, rifiuto della contrapposizione tra questione ambientale e sociale. «Non abbiamo più nulla da difendere e per questo non siamo più sulla difensiva. Non abbiamo più intenzione di ammalarci della vostra paura», si legge nel testo. La piazza di oggi, che gli operai si augurano «radicale, popolare, colorata, reticolare», sarà un’occasione per tornare all’attacco.