Con un pacchetto di riforme che punta a combattere l’evasione fiscale, la corruzione, la burocrazia e lo stato clientelare, il governo greco cerca di far fronte alla crisi, tranquillizzando sia i suoi partner europei, sia i «dissidenti» di Syriza, che non vedono di buon occhio le ultime mosse del governo.

Il programma, che arriverà stamattina nelle mani della Commissione per una prima valutazione, dovrà essere approvato in una teleconferenza dai «18» dell’ eurozona. Prima della ratifica dell’ estensione del programma di aiuti dai creditori, Atene deve convincere i suoi partner che può incassare 7 milioni di euro.

«Con questo pacchetto di riforme si intende fare uscire l’ economia greca dalla sedimentazione dovuta all’austerità» ha detto Nikos Pappas, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. «La Grecia attaccherà l’evasione fiscale e riformerà la pubblica amministrazione rendendola più efficiente». Secondo fonti governative di Atene, nel pacchetto delle riforme verrà incluso il primo pilastro del programma di Salonicco per far fronte alla crisi umanitaria (elettricità gratis per 300 mila famiglie sotto la soglia di povertà, programma di garanzia abitativa, assistenza medica per i non assicurati), parte del secondo (una tassa sulle grandi proprietà, estinzione di obbligazioni finanziarie ai fondi statali) e del quarto pilastro (lotta all’evasione fiscale).

Nel pacchetto, secondo alcuni siti greci, vi saranno misure relative alla deregulation, le privatizzazioni e riforme del welfare state. Per il quotidiano tedesco Bild il governo greco punta a ricavare dal contrasto al contrabbando della benzina 1,5 miliardi di euro; dalla lotta al contrabbando delle sigarette, 800 milioni; 2,5 miliardi dovrebbero arrivare con una patrimoniale per i greci più ricchi; e 2,5 miliardi di euro da introiti fiscali arretrati.

A questo proposito lavorano già da settimane il vice-ministro dell’economia Dimitris Mardas e l’addetto alla lotta contro la corruzione, Panagiotis Nikoloudis, già procuratore della Corte suprema.
I primi cinquanta correntisti, tra i quali alcuni ben noti nella vita pubblica greca, di una lunga lista che contiene 3.500 nomi, sono stati controllati dai giudizi istruttori, perché sospettati di aver evaso fiscalmente e di aver riciclato denaro sporco. In questi giorni 404 milioni di euro appartenenti a 17 sospettati sono già stati sequestrati dalle autorità giudiziarie.

E aumentano le voci interne a Syriza che esprimono dissenso per le mosse di Tsipras. Il realismo politico del premier, non è mai piaciuto a quelle correnti, comuniste e non, che preferirebbero Syriza al 4%, ma «pura e rivoluzionaria». Oppure un partito pronto a scontrarsi con gli avversari a prescindere dell’esito finale.

A queste componenti, alcune delle quali continuano a sostenere che «la Grecia deve tornare alla dracma», poco interessa se aumenta sempre di più il sostegno al premier greco. In effetti, secondo un sondaggio pubblicato domenica scorsa all’ Avghi (Alba), quotidiano di Syriza, l’ 80% dei greci è d’accordo con le mosse del nuovo esecutivo e il modo in cui tratta con i partner europei.

Una riunione straordinaria del gruppo parlamentare di Syriza per discutere l’ accordo di Bruxelles e la lista delle riforme, è stato chiesto dal deputato della sinistra radicale, Kostas Lapavitsas, noto professore di economia all’Università di Londra. In un suo articolo, Lapavitsas ha scritto che «quando sarà promossa la richiesta per il cancellamento del debito? Quando finisce l’austerity? Di quale cambiamento politico stiamo parlando nel momento in cui le «istituzioni», ovvero la troika controlla tutto e proibisce mosse unilaterali» per concludere, lasciando intendere che dopo quattro mesi, alla scadenza dell’accordo attuale, il potere contrattuale del governo greco sarà ridotto. «Un accordo indovinello» ha titolato sul suo sito, Iskra, riferendosi all’accordo di Bruxelles la potente «Corrente» di sinistra.
Il suo leader, Panagiotis Lafazanis, ministro della Ristrutturazione produttiva e dell’ Ambiente sottolinea ovunque si trova che «il nostro programma radicale deve essere applicato fino in fondo e nessun accordo dell’ Eurogruppo può annullarlo».

Stesse critiche anche da ex socialisti, dirigenti del Syriza e dal noto compositore Mikis Teodorakis che ha invitato Tsipras di rispondere con un «Ochi» (no) greco al «nein» di Schauble.
Il catalizzatore per far aumentare le voci di dissenso al realismo del premier greco ieri è stata comunque la presa di posizione dall’uomo simbolo della sinistra greca. Nel momento in cui erano ancora in corso le difficilissime trattattive tra Bruxelles e Atene, e il premier greco dava battaglia anti-austerity in seno alla Ue, le parole dell’eurodeputato del Syriza, Manolis Glezos, figura emblematica e simbolo della resistenza greca contro l’occupazione nazista sono state paragonate ad una bomba alle fondamenta del neo governo Syriza-Anel, un attacco personale contro Alexis Tsipras.

«Rinominare la troika (Fmi, Ue, Bce, n.d.r.) in «istituzioni», il memorandum in accordo e i creditori in partner, è come chiamare la carne pesce, ma non cambia la situazione precedente…Annuliamo il memorandum, l’austerità, il giorno dopo le elezioni con una legge annulliamo la troika e le sue conseguenze, (ma) è già passato un mese e ancora la promessa non è stata realizzata… L’accordo all’Eurogruppo è una vergogna» ha scritto il 91enne Glezos sul suo blog.

E poi «chiedo scusa al popolo greco. Dobbiamo reagire subito. Tra la libertà e l’oppressione, io scelgo la libertà» e l’ invito a tutti «gli amici e sostenitori di Syriza» ad agire a tutti i livelli, convocando assemblee straordinarie. «Non ci può essere compromesso tra schiavo e padrone, ne tra oppressore e oppresso» conclude Glezos.
«Non è informato dei difficili e complessi negoziati che continuano» è stato il commento laconico del portavoce governativo, Gabriel Sakellaridis.