Le relazioni pericolose. E ripetute offese alla memoria di Giovanni Falcone. L’estate di Fabrizio Miccoli, ex capitano del Palermo, è più calda di quanto faccia segnare il termometro.

Due mesi fa Miccoli finiva nel registro degli indagati della procura di Palermo per presunti rapporti con Mauro Lauricella, figlio del capomafia Antonio, boss della Kalsa. Con i primi sospetti sul legame tra Miccoli e il figlio del boss che risalivano all’anno scorso, poi diradati dopo l’arresto del capomafia, settembre 2011.

L’allora procuratore aggiunto Ignazio De Francisci diceva pure che Miccoli era estraneo alle vicende della famiglia Lauricella. Poi i sospetti e la riapertura del caso da parte della procura palermitana. Il calciatore avrebbe incaricato – questa è la prima accusa di cui dovrà rispondere alla giustizia – il rampollo del boss di recuperare alcuni crediti (in particolare, da soci di una discoteca di Isola delle Femmine, vicino Palermo) vantati da suoi amici. E pare che in una circostanza i modi di Lauricella junior siano poco concilianti.

Ora, dopo le indagini, la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha deciso: Miccoli indagato, non testimone dell’inchiesta. Due giorni fa, gli investigatori della Dia di Palermo hanno notificato al giocatore un avviso di garanzia per estorsione, come riportava ieri La Repubblica, e accesso abusivo a un sistema informatico. In base al secondo caso che ha portato alla sua iscrizione nel registro degli indagati della procura palermitana, Miccoli avrebbe convinto il gestore di un centro Tim a fornirgli quattro schede telefoniche intestate ai suoi clienti. Ottenute le sim, una di queste finiva nel cellulare di Lauricella junior, mentre il padre era latitante. Per molti mesi la Dia ha tenuto sotto controllo il figlio del boss.

E tra quelle conversazioni, gli insulti a Falcone che hanno provocato numerose polemiche: «Quel fango di Falcone», canticchiavano i due su un fuoristrada mentre si aggiravano per le vie di Palermo. E al telefono così prendevano un appuntamento con un amico: «Vediamoci davanti all’albero di quel fango di Falcone». Con Miccoli che aveva partecipato anche alla Partita del Cuore 2012, in onore del magistrato siciliano, ucciso dalla mafia nella strage di Capaci del 1992. «Non ho aggettivi per qualificare Miccoli, anzi ritengo che non valga nemmeno la pena di spendere una parola. Che una persona dello sport e dello star system, che ha partecipato alle Partite del Cuore, quando dedicava i suoi gol proprio a Falcone e Borsellino, si esprima in quella maniera è davvero inqualificabile. Si vede che preferisce i boss alla legalità».

Immediata, quanto inevitabile, la reazione furiosa del web, mentre la procura federale della Figc apriva un’inchiesta su Miccoli. Su Facebook nasceva subito il gruppo «Vogliamo la radiazione di Miccoli per la frase su Falcone». Centinaia di adesioni. Frasi forti, condanne senza appello per il Romario del Salento, talento purissimo del calcio italiano, ora senza contratto dopo la fine del rapporto con il Palermo (che ha rimosso la foto del calciatore dal sito ufficiale). Su twitter l’hashtag #Miccoli era il secondo trend topic sulla piazza virtuale. Delusione, rabbia, un comune denominatore: in nessun caso, anche di assoluzione dalle accuse giudiziarie a suo carico, le offese a Giovanni Falcone saranno mai perdonate.