Una sola votazione al giorno con chiamata per fasce orarie per evitare assembramenti in aula. Catafalchi senza tendine per consentire il ricambio d’aria, una doppia quinta per garantire la segretezza del voto. Mascherine Ffp2 d’obbligo. Capienza massima dell’aula 200 persone. La Camera si organizza per le votazioni sul nuovo presidente della repubblica, al via il 24 gennaio. I questori di Montecitorio hanno elaborato i protocolli di sicurezza, che prevedono anche l’obbligo di tampone antigenico di terza generazione per il giorno del giuramento del nuovo presidente. Misure rigide che, però, non risolvono il tema dei grandi elettori che, dal 24, saranno positivi o in quarantena (ieri una cinquantina tra deputati e senatori). Per loro le porte del Palazzo resteranno chiuse. Ma Fratelli d’Italia protesta con Fico: «Tutti devono votare e occorre una deroga: è inimmaginabile non fare votare i positivi», dice il capogruppo Lollobrigida. Forza Italia e Lega si uniscono alla richiesta. E anche Italia Viva si accoda: «Il problema lo deve risolvere il governo», propone Marco Di Maio. «Serve o una norma da inserire in un decreto o un’ordinanza del ministero della Salute, che consenta ai grandi elettori positivi di venire a Roma, chiudersi in una stanza di un Covid Hotel e uscire per votare in un’aula diversa dall’emiciclo o in cortile». Forza Italia propone il voto “a domicilio” per i positivi.