È atteso per oggi il nuovo decreto Covid. Nel testo dovrebbero esserci la proroga dello stato d’emergenza (probabilmente fino al 31 dicembre), i criteri per decidere i colori delle regioni e le norme sull’uso del green pass. Per trasporto pubblico locale e scuola se ne riparlerà più avanti. Ieri la Conferenza delle regioni ha formulato la sua proposta al governo su certificato verde e cambi di colore. Stamattina ci sarà la cabina di regia del premier con la maggioranza, quindi la conferenza Stato – Regioni e, travato l’accordo, il Cdm per varare il decreto. I governatori chiedono che il green pass venga utilizzato «per permettere la ripresa di attività fino a oggi non consentite come eventi sportivi e spettacoli, discoteche, fiere e congressi». Green pass in bar e ristoranti al chiuso solo al di fuori dalla zona bianca, obbligatori per le discoteche in ogni fascia di colore, negli stadi e per i grandi eventi. Proposte, sottolinea il presidente della Conferenza Fedriga, elaborate «in un’ottica di collaborazione».

IL GOVERNO ragiona sull’introduzione graduale del green pass: la misura dovrebbe diventare più stringente con il progredire della campagna vaccinale ma anche con l’eventuale peggioramento del quadro pandemico. Ad esempio, per sedersi nei bar e nei ristoranti al chiuso anche in zona bianca sarà necessario il certificato verde ma, nella prima fase, basterà una sola dose di vaccino, nessun obbligo per le consumazioni rapide al bancone. Due dosi sarebbero necessarie, invece, per discoteche, eventi e spostamenti a lunga percorrenza. Si valuta anche l’ipotesi di individuate tre categorie di codici Ateco: una per i servizi essenziali (accessibili senza certificazione); una in cui sarebbe necessario il pass ma con una sola dose; la terza in cui è richiesto il ciclo vaccinale completo.

LA REVISIONE DEGLI INDICATORI delle zone di rischio è il punto su cui la distanza tra regioni e governo sembra più ampia. I governatori chiedono di passare dalla zona bianca alla gialla con il 30% di posti letto occupati da casi Covid in area medica e 20% in terapia intensiva. Il governo (in base alle indicazioni del Cts) aveva messo sul tavolo soglie rispettivamente del 10 e 5%. La mediazione potrebbe essere il 15-20 in area medica e il 10% in terapia intensiva. Ieri le regioni più piccole hanno puntato i piedi poiché dispongono di un’offerta ospedaliera minore. «L’ipotesi che la soglia massima venga portata al 15% per le terapie intensive è una follia che spero non venga avallata, mentre siamo d’accordo nel portarla al 5%» il commento di Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri.

TRA LE PROPOSTE, anche l’ipotesi di calcolare l’incidenza dei casi su 100mila abitanti esclusivamente sugli over 50 e di stabilire il parametro minimo di 150 tamponi ogni 100mila abitanti. Nell’ultima settimana i nuovi casi sono saliti del 115% rispetto ai sette giorni precedenti. Sono quattro le regioni che hanno superato i 50 casi settimanali per 100mila abitanti, destinate quindi alla zona gialla senza il cambio di parametri del prossimo decreto: Lazio (53,7), Sardegna (65,7), Sicilia (55,7) e Veneto (54,2).

MATTEO SALVINI ieri ha commentato: «La proposta che arriva dalle regioni è assolutamente equilibrata». Solo qualche mese fa convocava i governatori di centrodestra per riunioni preparatorie prima della Stato – Regioni per mostrare i muscoli al governo, questa volta i presidenti non si sono schierati apertamente. Ma Salvini punta i piedi («non si può limitare la vita a 30 milioni di italiani») rendendo più difficile l’accordo nel governo.

L’OMS ieri ha diffuso i dati dell’epidemia: i casi a livello globale da inizio emergenza sono ormai oltre 190 milioni, con più di 4 milioni di morti, «il numero complessivo di infezioni potrebbe superare i 200 milioni nelle prossime 3 settimane». La variante Delta è presente in 124 paesi (13 in più della scorsa settimana). Il numero complessivo di contagi registrati la scorsa settimana in Europa è salito del 21%. I nuovi casi ieri in Italia sono stati 4.259, mai così tanti dal 22 maggio, su 235.097 test. Tasso di positività all’1,8%. I decessi sono stati 21. Meno 7 i posti occupati in terapia intensiva, 158 in totale; più due nei reparti ordinari, 1.196 nel complesso; 49.954 le persone in isolamento domiciliare. La regione con più casi è stata il Lazio (616) quindi Lombardia (564), Sicilia (550) e Veneto (457).