Ai governatori la strigliata di Draghi di mercoledì non è andata giù: «Mentre alcune regioni seguono le disposizioni del ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani. Tutte le regioni devono attenersi alle priorità indicate dal ministero» aveva detto il premier alle Camere. Ieri in Conferenza Stato – Regioni i presidenti l’hanno detto chiaramente: su 9.911.100 dosi consegnate, 8.595.798 sono state somministrate pari all’86,7%, se non si va più veloce è perché mancano i sieri, del personale promesso ne è arrivato poco. Non tutti vanno alla stessa velocità ma comunque non ci stanno a fare i capri espiatori.

IL PRESIDENTE della Conferenza delle regioni, Bonaccini, ieri ha scritto a Draghi: «Chiediamo un confronto con il governo. Condividiamo l’esigenza di velocizzare la campagna vaccinale, a cominciare da una maggiore e certa disponibilità delle dosi. Un cambiamento di passo si deve realizzare, ma devono farlo insieme governo e regioni». L’appuntamento per fare la pace dovrebbe esserci lunedì. Intanto, da oggi saranno sul sito della presidenza del Consiglio i dati sulle vaccinazioni divisi per regione e categoria: un’operazione di «trasparenza», è stata definita, utile per i cittadini.

Secondo Giovanni Sebastiani (matematico del Cnr) nella categoria over 80 le regioni con la performance peggiore sono: Toscana (15%), Sardegna (18%), Calabria (21%), Sicilia (23%) e Lombardia (25%). In mattinata il ligure Giovanni Toti aveva puntato i piedi: «Se qualche regione ha dato una priorità all’una o all’altra categoria è perché il piano votato dal Parlamento il 7 febbraio e reiterato dal governo il 12 marzo non dice alle regioni di interrompere le somministrazioni alla categorie prioritarie».

SONO DIVENTATE 7 le regioni rosso scuso, più due province autonome, nella mappa Ue del contagio. Nella zona a massima diffusione del virus Puglia e Friuli Venezia Giulia si sono aggiunte a Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Marche e Campania più Trento e Bolzano. Solo la Sardegna resta arancione, il resto del paese è rosso. Sono stati 23.696 i nuovi casi Covid ieri in Italia su 349.472 test, il tasso di positività è salito al 6,8%. I decessi sono stati 460. Nei reparti ordinari i pazienti sono calati di 14 unità per un totale di 28.424, ma in terapia intensiva sono saliti di 32 (3.620 in tutto); 530.812 le persone in isolamento a casa.

La regione con il maggior numero di nuovi casi è stata la Lombardia (5.046) davanti a Piemonte (2.582), Emilia Romagna (2.070), Campania (2.068), Lazio (2.055) e Puglia (2.033). Il monitoraggio settimanale dell’Iss, previsto per oggi, dovrebbe sancire il passaggio da lunedì prossimo del Lazio in arancione. Sperano nell’arancione anche Toscana e Veneto. In Calabria, invece, per Oppido Mamertina e Cirò Marina scatta il rosso da oggi. La Valle d’Aosta andrà in fascia rossa ma già domani partiranno le prime restrizioni. In Lombardia dimissioni in blocco per il cda di Aria, che ha in gestione il fallimentare sistema di prenotazione (ad aprile subentrerà Poste). Lorenzo Gubian (in quota Lega) passa da direttore generale ad amministratore unico.

LA FONDAZIONE GIMBE nel suo monitoraggio settimanale mostra i primi segnali di miglioramento della curva: «Grazie alle restrizioni, dopo 4 settimane si inverte il trend e si riduce l’incremento percentuale dei nuovi casi». Tra il 17 e il 23 marzo i contagi sono calati del 4,8%. Ma è salito il peso sui reparti e sulle terapie intensive e «in 10 regioni l’incremento percentuale dei nuovi casi è ancora in crescita». Infine, si conferma il ritardo nella vaccinazione degli oltre 4,4 milioni di over 80: solo 846.007 (19,1%) hanno completato il ciclo vaccinale; 1.210.236 (27,4%) hanno ricevuto solo la prima dose.

LA CABINA DI REGIA sul prossimo decreto Covid ci sarà oggi pomeriggio. Sul tavolo i nodi da sciogliere tra le differenti anime della maggioranza. Su un punto, almeno sul piano politico, l’accordo già c’è: riaprire le suole dopo Pasqua fino alla prima media anche in zona rossa. Bisogna però trovare la quadra anche con i tecnici: l’idea è monitorare l’andamento dei contagi con test periodici per ragazzi e docenti. Bisognerà però chiarire quali test fare, quelli salivari ad esempio possono dare falsi positivi. Poi si dovrebbe risolvere il problema degli approvvigionamenti e di chi eseguirà i test. La trattativa più complicata è quella sulle restrizioni. Pd, 5S e Leu vorrebbero prorogare le misure in vigore adesso fino al primo maggio. Lega, Fi e Iv vorrebbero reintrodurre la zona gialla dal 7 aprile. Il decreto verrà emanato la prossima settimana, la decisione verrà presa tenuto conto dell’andamento delle immunizzazioni e soprattutto dell’epidemia.

Il commissario Figliuolo ieri ha presentato alle regioni il nuovo piano relativo alla logistica (non vincolate). I punti vaccinali di grandi dimensioni dovrebbero essere collocati in aree servite dal trasporto pubblico o dotati di parcheggio: previste fino a 800 dosi al giorno senza limiti di orario con 2 medici e 7 tra infermieri e assistenti sanitari più 2 operatori socio sanitari, 2 amministrativi e 2 volontari (se disponibili).