Il giorno dopo la condanna in primo grado a un anno e tre mesi (con pena sospesa) per l’inchiesta Why not, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha chiarito che non ha intenzione di dimettersi: «Non mollo, resisto e lotto per la giustizia». Resta l’interrogativo sul suo futuro: il tribunale di Roma ha disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per un anno, anche questa sospesa. La legge Severino disporrebbe la sospensione già con il primo grado, l’interpretazione però non è univoca e questo lascia la decisione in mano al prefetto di Napoli: se dovesse decidere per la sospensione, subentrerebbe il vicesindaco Tommaso Sodano, de Magistris però ricorrerebbe al Tar e a gennaio arriverebbe la prescrizione.

Fi e Fratelli d’Italia chiedono le dimissioni, il Pd si dice «preoccupato», la giunta si schiera con il sindaco. Oggi si dovrebbe approvare il bilancio previsionale 2014 del comune, un passaggio che metterà alla prova la tenuta della maggioranza: pezzi dell’ex movimento arancione hanno preso la via dei gruppi autonomi, alcuni (Centro democratico e Ricostruzione democratica) sono finiti nella lista Pd per le elezioni di secondo livello al consiglio della città metropolitana, il prossimo 12 ottobre. I dem hanno avuto un atteggiamento ondivago verso il sindaco: alcuni hanno cercato il dialogo (Vincenzo De Luca più di tutti), altri come i renziani hanno sempre rigettato l’idea. Sul tavolo un dato che pesa: de Magistris è sindaco di diritto della fase di transizione verso le elezioni generali della città metropolitana, a lui la scelta del vicesindaco metropolitano. Why not potrebbe spostare tutto il Pd su posizioni di chiusura verso l’ex pm.

Nelle priorità del Pd ci sono anche le regionali di primavera. Un rebus talmente complicato da aver prodotto la Fonderia (da oggi a domenica alla Città della Scienza). La Leopolda partenopea ha avuto fasi alterne: da trampolino di lancio per la candidatura a Palazzo Santa Lucia contro il governatore forzista Stefano Caldoro, a incubatore di idee da offrire al futuro candidato fino a tornare alla vocazione iniziale. Nel mezzo, i provvedimenti del governo Renzi nello Sblocca Italia (dall’organizzazione del servizio idrico alle norme su Bagnoli) nonché idee simili in fatto di rifiuti, hanno dato nuova forza a Caldoro, tanto da farlo sembrare il candidato Pd in Campania. Francesco Nicodemo (renziano passato dalla segreteria allo staff di Palazzo Chigi) ha dovuto chiarire che non c’è nessuna rinuncia a giocare la partita.

«Attualmente – spiega Luciano Crolla, responsabile comunicazione del Pd campano – c’è la candidatura di De Luca, che è divide il partito e rischia di portare a una nuova sconfitta. Pina Picierno ha i numeri per misurarsi, è stata la più votata in Campania alle europee. Ma il partito sosterrà il vincitore delle primarie chiunque sia». Il feeling con Caldoro sembra essersi raffreddato, il governatore ha bocciato così la tre giorni: «Preferisco il Pd di Bagnoli alla Fonderia che ha il vecchio vizio comunista del settarismo». «Una dichiarazione insolitamente dura – conclude Crolla – forse frutto della scelta di Luigi Crespi, ex sondaggista di Berlusconi, come consulente della comunicazione. Deve avergli detto lui di tirare in ballo i comunisti».

Preoccupato l’ex governatore Antonio Bassolino: «Ma il Pd contro Caldoro vuole vincere, vero? Si sta lavorando, a Roma e a Napoli, per questo? Se si pensa che un nome largamente condiviso non sia possibile (ma a me sembra assurdo), allora si va a primarie competitive. La condizione è che siano serie, e con il doveroso impegno di tutti a sostenere il candidato che risulta primo».