Solo l’intensità e la tecnica sopraffina di Shabaka Hutchings vale l’ascolto – in studio ma soprattutto dal vivo – dei Sons of Kemet, il cui nuovo lavoro – il terzo – è uscito proprio in questi giorni per Impulse! Come ogni camaleonte che si rispetti, Shabaka può cambiare a seconda della situazione ma l’attitudine – e la sostanza – free rimane. Sons of Kemet è un progetto di jazz potente ma con un approccio che – non suoni come eresia – sembra quasi rock, ritmi tribali e possenti garantiti dalla presenza di due batteristi (Tom Skinner e Eddie Hick), abili nel creare un tappeto sonoro incalzante su cui si inserisce la potente tuba di Theon Cross, dove può spaziare liberamente il sax di Hutchings.

Your Queen is a Reptile è stato registrato a Londra con il contributo di una serie di ospiti come Congo Natty e il poeta Joshua Idehen e il titolo – ironico – in realtà serve ad Hutchings per parlare di discriminazioni e colonialismi e delle lotte per affrancarsi. Racconto che si snoda attraverso nove lunghe tracce dal titolo in comune My Queen is, seguito dal nome di donne che si sono battute per i diritti degli afroamericani. Appaiono quindi i nomi di Angela Davis, Anna Julia Cooper, Albertina Sisulu o figure importanti nella formazione e nella vita di Shabaka, come la nonna, Ada Eastman.

Si gioca sulla provocazione, ogni «regina» cantata nei brani viene contrapposta alla figura dell’altra regina intesa come istituzione, la Corona britannica e le sue secolari politiche imperialistiche. «La prima cosa da chiarire – spiega Hutchings in un’intervista a Clash Magazine – è che non sono le vostre regine, sono le mie. Persone che mi hanno ispirato e mi hanno dato la consapevolezza di chi sono ora». I Sons of Kemet saranno in Italia il 10 maggio per un concerto al Biko Club di Milano.