C’è vita a sinistra? L’interrogativo posto da Norma Rangeri, e che i lettori del manifesto ben conoscono, meriterebbe una risposta affermativa: in un anonimo lunedì sera c’è il tutto esaurito nella sala grande della gloriosa Sms di Rifredi, per una discussione aperta sul tema “I valori della sinistra, le ragioni del futuro”. “Ma la sinistra non deve essere vintage – ammonisce subito la direttora a una platea di over 40, delusi dal Pd ed orfani del centrosinistra – né può andare in ordine sparso, vittima spesso e volentieri di protagonismi, di localismi, e come al solito chiusa alle candidature femminili”.
Sono difetti antichi, cui Rangeri aggiunge una carenza modernissima: “Il dibattito sulla sinistra sviluppato sul giornale nei mesi scorsi è stato ampio, approfondito, critico, utile. Ma c’è stato un buco nero nella discussione: la comunicazione di ciò che pensiamo. Militare al giorno d’oggi, ci ricorda Pablo Iglesias, vuole dire studiare i nostri avversari politici alla radio, sul web, in tv”. Per capire i loro meccanismi di comunicazione, ed elaborare anticorpi efficaci nell’epoca odierna, preconizzata da McLuhan. Quella nella quale il medium è il messaggio.
La presenza di Sergio Cofferati in sala è un catalizzatore fortissimo. Chi passa per caso è incuriosito, e una volta saputo che ci sono Cofferati e la Rangeri che discutono di una sinistra unita, sospira: “Speriamo”. “Certo che dobbiamo provarci – sembra rispondere l’europarlamentare ex Pd, che da segretario Cgil portò tre milioni di italiani in piazza a difesa dell’articolo 18 – ma stando attenti a non commettere gli errori del passato. Pensando a chi vogliamo rappresentare. Studiando con grandissima attenzione la realtà odierna. E sapendo in partenza che proporre di tornare indietro sarebbe la cosa più semplice da fare ma la meno efficace. Perché la disinformazione, in questi anni, ne ha fatta di strada”.
Sul punto vale la battuta di Rossano Rossi: “Ora mi dicono che il lavoro c’è di nuovo – racconta il segretario della Camera del lavoro di Empoli – eppure davanti alla Cgil ho la fila di persone che lo cercano. Allora rispondo che dobbiamo vederci: io porto i disoccupati, gli altri portano il lavoro”. “Anche qui tutto è cambiato – tira le somme Rangeri – è difficile incasellare il lavoro. I tempi di un lavoro diventato sempre più povero”. E che pure resta uno dei valori fondanti della sinistra. Valori sui quali Cofferati è netto: “Se i valori sono comuni, non è difficile poi declinare le scelte sul territorio”.
Di tempo, osserva Rangeri, non ce n’è molto: “Dobbiamo ricostruire il campo della sinistra in non più di 18 mesi, quando presumibilmente torneremo a votare”. E le cose da fare sono tante. Guardando anche – soprattutto – all’Europa. “Si può avere una politica economica se le politiche fiscali sono diverse da paese a paese? – chiede Cofferati – Ovviamente no. Sarebbe necessario trasferire le potestà statuali nell’Unione, completando il percorso che avevano in mente Schumann e Spinelli”. Quanto all’Italia, provarci è un dovere. Il terreno è ancora fertile. “Ma attenzione – ripete due volte Cofferati – ad evitare fraintendimenti: al Quirino è nato un gruppo parlamentare. Non è un partito”.