Dal Giappone a Wembley, passando per video assieme ai Kiss, un’apparizione televisiva americana ed un tour internazionale. Con il concerto tenutosi lo scorso 2 aprile nel prestigioso stadio britannico, le tre giovani ragazze che formano il gruppo giapponese Babymetal sembrano davvero aver sfondato e oltrepassato tutte le aspettative dei produttori e degli addetti ai lavori. Dopo aver imperversato negli ultimi quattro anni nell’arcipelago e successivamente, dall’anno scorso in particolare, anche a livello internazionale con concerti e quant’altro, il gruppo è diventato un vero e proprio fenomeno mediatico.

Fondato nel 2010, per quanto possa sembrare strano per gli appassionati di musica non giapponesi, il gruppo è per così dire un tipico prodotto dell’industria discografica nipponica contemporanea, formato cioè a tavolino per soddisfare o creare ex novo una nicchia di pubblico e vendere il merchandise connesso. Il progetto Babymetal è infatti la fusione del «genere» idol, giovani se non giovanissime ragazze scelte per la creazione di vari gruppi capaci di attrarre una determinata fetta di pubblico, al di là della bravura o del talento musicale (che può anche esserci!), con il genere che forse più di ogni altro si trova agli antipodi del concetto, il metal.

Sei anni fa le tre ragazzine, ora tra i sedici e diciassette anni, Su-Metal, Moametal e Yuimetal, provenienti dal gruppo J-pop Sakura Gakuin, vengono ingaggiate e si decide di renderle parte di un nuovo progetto, loro che mai avevano ascoltato suoni metal e che mai avrebbero immaginato un futuro del genere. Ma qui sta la novità e la genialità del produttore e dell’agenzia che segue le giovani star. Quindi via ogni tentazione di innestare voci zuccherose e adolescenziali, cosa che non di rado accade nelle rock band nipponiche dove la cantante è donna, a favore di un sound ibrido dove un tappeto musicale realmente metal, realizzato da musicisti tutti dell’ambiente rock, si combina con lo stile idol.

Il successo internazionale era in verità già arrivato nel biennio scorso con il tour mondiale ed il loro primo album, una data aveva toccato anche la nostra penisola, ma negli ultimi mesi prima l’uscita del loro secondo album, «Metal Resistance», la partecipazione del trio al programma televisivo statunitense The Late Show with Stephen Colbert poi ed il già citato concerto di Wembley, hanno lanciato la popolarità del gruppo alle stelle. «Metal Resistance» ha battuto due importanti record nel Regno Unito, è diventata l’entrata più alta per un album giapponese nella classifica settimanale britannica ed inoltre, non proprio una sorpresa, il concerto di Wembley ha fatto registrare gli incassi più alti di sempre per merchandise venduto in un solo giorno allo stadio.

Proprio questo ultimo elemento ci fa capire alla perfezione che il fenomeno Babymetal va ben oltre la musica, i puristi del metal già si sono espressi in vari modi e forme dicendo in pratica che questa non è musica, ma si alimenta di immaginario, capacità di vendere una distanza culturale, percepita e non reale, ed un orientalismo costruito a tavolino. Ma del resto una certa qualità musicale dietro al progetto c’è, non siamo degli esperti ma da più parti è stato scritto che il prodotto, soprattutto per quel che riguarda le canzoni, è nella media.

Inoltre anche lo spettacolo è fortemente presente: tutto si può dire dei live di questi gruppi di idol giapponesi sia femminili che maschili, ma non che non siano confezionati alla perfezione per il fan a cui si rivolgono, impossibile negarlo.

Del resto in una società dello spettacolo avanzato come la nostra, la musica come massima spettacolarizzazione e portata ai suoi estremi limiti, l’idol virtuale Hatsune Miku ne è l’emblema, non può che essere un successo e trionfare. Il prossimo passo per la musica giapponese sarà mettere insieme il mondo idol e la musica noise, quella di Merzbow tanto per intenderci. Buona fortuna.

matteo.boscarol@gmail.com