«Pensavamo a certi film degli anni ottanta, come per esempio Qualcosa di travolgente, di Jonathan Demme, o Tutto in una notte, in cui un personaggio viene trascinato fuori della sua vita di tutti giorni in qualcosa di completamente folle, in cui dal nulla saltano fuori cose impreviste come…una motocicletta». Così Greta Gerwig e Noah Baumbach descrivono in genere la loro ultima collaborazione, Mistress America, nelle sale italiane da domani. Cosceneggiato dall’attrice e del regista, il film è, per certi versi, e anche se visto attraverso gli occhi di una ragazza molto più giovane, un sequel del loro lavoro su Frances Ha.

La mistress America del titolo (un gioco di parole sull’ideale di «Miss America», dove mistress significa amante) è Brooke Cardinas (Gerwig) misteriosa, effervescente, apparizione che illumina l’orizzonte di Tracy (Lola Kirke, luminosa sorella della Jamine Kirke di Girls), diciottenne aspirante scrittrice, appena arrivata a New York e un pesce fuori d’acqua nel campus della Columbia University. Tracy telefona a Brooke controvoglia, perché i loro genitori stanno per sposarsi, ma già al primo incontro è rapita dall’energia vulcanica e dall’ineffabilità da Carol Lombard di questa nuova sorella maggiore.

Classica eroina single americana, su cui incombe un’ombra di tragedia da Edith Warthon (e in quel il film è deterministicamente spietato quasi quanto Blue Jasmin di Woody Allen) che non sfugge alla studentessa di letteratura, Brooke diventa un faro nella vita di Tracy e, a sua insaputa, il soggetto di un suo racconto – come d’altra parte parecchi lavori di Baumbach attingono alla sua biografia. Ultima di un’ennesima serie di spericolate avventure creativo/finanziarie, finite in modo più o meno fallimentare, Brooke sta per aprire un ristorante. Quando il fidanzato greco la molla a distanza e ritira dall’impresa i soldi promessi, lei decide di ricorrere all’aiuto di un altro ex, un miliardario che ha sposato una sua compagna di scuola diventata ricca dopo averle rubato l’idea per una maglietta. Così Brooke e Tracy, partono alla volta del Connecticut, stato/set di molte commedie classiche, prime tra tutte Susanna, di Hawks.

Oltre a Demme, infatti, in Mistress America ci sono De Palma (la grande casa moderna in Connecticut è un omaggio a quella di Body Double), Mike Leigh («gli scarti tonali e la sua passione per il teatro», dice Gerwig), John Hughes («il sound dei suoi film», secondo Baumbach) e la grande farsa hollywoodiana rivista da Peter Bogdanovich in Noises Off e nel più recente She Is Funny That Way, coprodotto da Baumbach che, non a caso, parlando di questo film che è il più arioso e solare, e uno dei più belli, che ha mai realizzato, ha citato «l’amico» Peter e la sua profonda conoscenza della screwball. «Nelle scene della casa in Connecticut volevamo fare qualcosa di più vecchia maniera», ha detto Baumbach.

«Lavorare su un set in cui appaiono tutti i personaggi, nel loro ambiente, che entrano ed escono di scena». «La nostra è una farsa con porte scorrevoli», interviene Gerwig, che aggiunge: «L’ingresso del vicino di casa Steve è una citazione di La ragazza del venerdì. Ancora Hawks, quindi. «Dopo aver fatto Frances insieme eravamo felici di lavorare a una storia che non avesse niente a che vedere con una donna che si innamora, viene lasciata, o che si tormenta per amore», ha dichiarato ancora l’attrice. E, in effetti, Brooke è un personaggio «oltre» la banalità di una love story, e molto malinconica anche per quello.

«Ho frequentato un college femminile, quindi cito Virginia Wolfe in A Room of One’s Own: solamente le donne sanno cosa fanno le donne quando sono sole. È per quello che abbiamo bisogno di sceneggiatrici. Gli uomini non sanno cosa facciamo quando loro non ci sono». Il college femminile (Barnard, presso la Columbia) è anche una parte importante del film. «Mentre scrivevamo ho trovato molto liberatorio aver a che fare con scene così elaborate, e con un personaggio larger than life, lontano dalla mia esperienza personale. Poi abbiamo cominciato a girare e mi sono ritrovata al Barnard College, nel corridoio del dormitorio dove stavo a diciotto anni, con Lola che indossava i miei vestiti di allora…Ci ero cascata di nuovo!».-