Il governo greco ha deciso ieri di rendere noto il suo documento di provvedimenti («riforme») presentato giovedì e discusso nella notte con Juncker. Il documento prevede un avanzo primario per l’anno in corso dello 0,6%, dell’1,5% per il 2016 e 2,5% nel 2017, legato in qualche modo con la concomitante crescita del Pil.

Il resto dei provvedimenti riguarda, come già si sapeva, le imposte. Ci sarà l’aumento dell’Iva richiesto dai creditori con tre scaglioni: 6% per medicine, alimentari, libri, teatro e altri generi di prima necessità (abbassando in questo modo l’imposta ora sul 13%). Si prevede un secondo scaglione dell’11% e un ultimo, per i beni voluttuari del 23%. Si propone anche un’imposta straordinaria per le imprese per il solo anno in corso e l’aumento delle imposte per auto di grossa cilindrata, yacht oltre i 10 metri, elicotteri e aerei privati. Ci saranno anche nuove imposte sulla pubblicità televisiva e sulle emittenti televisive private, collegate con l’assegnazione delle frequenze.

In uno sforzo per venire incontro alle richieste dei creditori, il governo ha anche previsto l’esenzione della protezione della prima casa nei casi in cui il reddito del proprietario permetta il versamento del mutuo. Infine, una serie di privatizzazioni ma alle nuove condizioni dettate dal governo (presenza dello stato, golden share etc).

La risposta dei creditori è stata provocatoria. Il presidente dell’eurogruppo Dijsselbloem ha consegnato (presente Juncker) una controproposta che riporta il negoziato a febbraio: si parla ancora una volta di tagliare le pensioni, di abolire un bonus previsto per quelle più basse (dal costo complessivo non superiore ai 100 milioni di euro), la piena liberalizzazione del mercato del lavoro, la privatizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica (fortemente rifiutata da Syriza) e un avanzo primario dell’1% per l’anno in corso, 2% per l’anno prossimo.

Tsipras si è rifiutato di prendere in esame il documento, sottolineando che solo quello greco costituisce una base per il negoziato. Altri esponenti del governo sono stati più espliciti: «Non c’è alcuna possibilità di negoziare queste richieste», hanno sottolineato, mentre il gruppo parlamentare di Syriza ha ammonito che tali richieste dei creditori non sarebbero mai state approvate in aula.

Ma il messaggio politico non è passato inosservato: il nucleo duro liberista vuole mettere a dura prova il sistema nervoso del governo greco. Tsipras ieri ha insistito sul fatto che il negoziato continuerà e ha annunciato un dibattito informativo a livello di vertice in Parlamento oggi pomeriggio. Coadiuvato dalla Merkel che ha annunciato la continuazione del negoziato al fine «di mantenere la Grecia dentro l’eurozona».

Ma dalle continue riunioni che si sono succedute a palazzo Maximou, sede del premier, sono emerse informazioni contraddittorie sul pagamento della prima tranche di 310 milioni al Fmi. Forse Tsipras considera valida anche in questo campo la sua proposta greca che prevede il saldo dopo il versamento da parte dall’Ue dell’ultima tranche di 7,2 miliardi dovuta dall’accordo per il prestito del 2012.

In un’intervista Varoufakis ha sostenuto che Atene ha tempo fino alla fine del mese per pagare il Fmi, mentre altre fonti governative assicuravano che i soldi sarebbero stati versati. Mentre l’opposizione filo-austerità (Nuova Democrazia, Pasok, To Potami) preme per sottoscrivere immediatamente le qualsiasi richiesta dei creditori, al governo e dentro Syriza l’eventualità di uno scontro dentro l’eurozona viene considerata oramai «probabile».

La proposta di referendum sul documento di Dijsselbloem non sembra marciare, ma è tornata di nuovo sulla scena l’ipotesi di nuove elezioni anticipate, in modo da rafforzare la legittimità popolare delle resistenze di governo.

Mentre il negoziato procede con difficoltà, l’opinione pubblica greca comincia a credere che il negoziato sia solo un trucco per prosciugare le riserve in liquidità della Grecia. Ma Tsipras non è per nulla convinto di questo e continua a puntare sui contatti con la leadership europea.