Sono le barchette più fragili nella tempesta: i lavoratori indipendenti, freelance, partite Iva, precari, lavoratori giovani e maturi. Sono sulla bocca di tutti quando si tratta di straparlare di «innovazione sociale», «nuove professioni», «start up» o «imprese personali». In realtà, non c’è governo che gli abbia alzato le tasse, spremendoli come limoni, negando diritti sociali elementari, l’accesso al welfare o a una previdenza equa. Ad esempio, il governo Renzi ha cercato di asfaltarli aumentando nella legge di stabilità l’aliquota della gestione separata Inps dal 27% al 30%. Con la riforma del regime fiscale agevolato per i giovani professionisti under 35 ha provato a triplicare le tasse a oltre 3 milioni di lavoratori che formano un nuovo proletariato con redditi da povertà. Su un campione di 2210 autonomi la recente ricerca Cgil «Vite da professionisti» ha calcolato un reddito medio da 15 mila euro all’anno per il 57,8%; tra i 15 e i 20 mila euro per il 13,2;, il restante 28,9% più di 20 mila euro. Tutte cifre lorde. I freelance si sono organizzati, hanno fatto coalizione e hanno fermato il governo. Renzi ha ammesso gli errori, come gli capita sempre più spesso, ma negli ultimi sei mesi ha messo il silenziatori sugli impegni presi a dicembre: riforma della gestione separata, una delle poche casse Inps in attivo, e riforma dei «regimi dei minimi». Ieri, come oggi, i freelance continuano a navigare in una terra di nessuno: la Naspi non è stata estesa alle partite Iva, diversamente da quanto promesso; la Dis-Coll non è stata erogata a causa dei ritardi dell’Inps e oggi esclude dottorandi e ricercatori strutturati.

Mercoledì 24 e giovedì 25 giugno a Roma, i freelance torneranno a mobilitarsi in coalizione. In autunno vogliono riaprire la partita, ma stavolta su basi diverse. Non ci sarà solo la protesta, ora vogliono mettere insieme le proposte che da tempo sono sul tavolo e rilanciare un progetto di società. La coalizione 27 febbraio è un ampio schieramento di associazioni e movimenti del lavoro autonomo ordinistico e atipico composto da avvocati, architetti, geometri e ingegneri, farmacisti e guide turistiche, archivisti, studenti e ricercatori. Domattina saranno protagonisti di uno “speakers’ corner” al ministero del lavoro in via Vittorio Veneto a Roma dove chiederanno un incontro al ministro Poletti al quale hanno invitato una lettera con nove rivendicazioni. Tra le richieste è stata avanzata la proposta di riforma della Gestione separata Inps, sulla quale la coalizione ha già avuto un confronto con il presidente dell’Inps Boeri il 24 aprile scorso; il diritto all’indennità di malattia per il lavoro autonomo; l’estensione della Naspi, una «pensione minima di cittadinanza» e l’introduzione di un reddito minimo garantito, una proposta sostenuta da una larga parte della società italiana. «Sono queste le premesse per ripensare i diritti e le protezioni sociali in un paese dove c’è la disoccupazione di massa, l’impoverimento e il lavoro viene svalorizzato» si legge nella lettera.

Temi analoghi ritornano nella «proposta decente» che l’associazione dei freelance Acta, da tempo al centro delle reti dell’auto-organizzazione del lavoro autonomo in Italia e associata anche alla coalizione 27 febbraio, presenterà nella due giorni dedicata alla «vita dei freelance» al Scs/Cnos in via marsala 42 a Roma. Domani pomeriggio, e giovedì nell’incontro con l’associazione europea Efip (European Forum of Independent Professionals), Act aspiegherà come passare dall’attuale «welfare familiare» al «nuovo welfare solidale». Rivolta a tutti i «cittadini», indipendentemente dal loro essere dipendenti autonomi o pensionati, la «proposta decente» prevede la sospensione immediata della legge Fornero che aumenta l’aliquota Inps per gli autonomi; la tutela contro le malattie gravi e di lunga durata per i freelance, a sostegno della coraggiosa battaglia di Daniela Fregosi la cui petizione per una protezione universale della salute dei freelance ha raccolto 80 mila firme e il sostegno di molte giunte comunali e regionali; infine, una «pensione equa per tutti» che prevede una pensione minima equiparata all’assegno sociale. «Siamo le spie più sensibili della crisi – sostengono i freelance di Acta – vogliamo parlare a tutti della nostra condizione che anticipa la prospettiva di tutti».