Il “cuore” del programma di governo renziano dovrebbe essere il famoso “shock” che si aspetta ormai da tempo, ma che nessun esecutivo è stato in grado di generare negli ultimi anni: questo almeno ha promesso ieri il neo premier chiedendo la fiducia al Senato, con una serie di progetti più che ambiziosi per rilanciare l’economia, le imprese, il lavoro, la scuola.

Obiettivi che per essere realizzati necessitano di diverse decine di miliardi di euro: e a questo punto sarà lecito chiedersi dove Matteo Renzi pensa di reperire le risorse. Si parla di spending review (il piano Cottarelli, finora mai decollato, ma che il nuovo esecutivo vorrebbe accelerare), di privatizzazioni (ma buona parte di questi proventi dovrebbero andare all’abbattimento del debito, target che l’Europa non ha certo rinunciato a reclamare), di possibili riforme del fisco (ma già alla parola «Bot» pronunciata da Delrio si sono scatenate le proteste, e ieri lo stesso Renzi ha dovuto correggere il tiro).

Insomma, già al suo esordio l’Agenda Renzi rischia di rivelarsi costosissima. Innanzitutto il premier ha individuato un’emergenza, per le imprese: la restituzione dei debiti con la pubblica amministrazione che non sono ancora stati saldati. «Il primo impegno – ha spiegato al Senato – è lo sblocco totale dei debiti della Pubblica amministrazione attraverso un diverso utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti». Il che vorrebbe dire reperire i circa 45 miliardi non ancora saldati (dei totali 90 calcolati dalla Banca d’Italia), caricandoli sulla Cdp: non ascrivendoli, cioè, direttamente al debito (ma l’operazione va comunque valutata, visto che la Cdp è partecipata dal Tesoro).

Quanto alla macchina pubblica, Renzi si prefigge anche di snellire la burocrazia, semplificando le norme, ma anche muovendo un attacco ai “mandarini” dello Stato, quei dirigenti inamovibili da anni, e che invece in qualche modo dovranno accettare (lo aveva detto il giorno del giuramento al Quirinale la stessa neo ministra, Marianna Madia) la «mobilità»: «Una politica forte – ha detto Renzi – è quella che affida a tempi certi anche il ruolo dei dirigenti, perché non può esistere la possibilità di un dirigente a tempo indeterminato che fa il bello e il cattivo tempo». Inoltre, «ogni centesimo deve essere visibile on line da parte di tutti, è necessario un meccanismo di rivoluzione».

Secondo obiettivo, questo sì sarebbe un bello schiaffone ai 14 euro di Enrico Letta ai lavoratori, è il taglio «a doppia cifra» del cuneo fiscale: ovvero, si intende, almeno del 10%. Se solo ci tenessimo a questa cifra, per tutti i lavoratori dipendenti, la quantificazione è presto fatta (dalla Confartigianato): si tratterebbe di circa 35 miliardi di euro, a meno che non si voglia ridurre la platea dei beneficiari. Ecco le parole di Renzi: «Una riduzione a doppia cifra» grazie a «misure serie e irreversibili, non solo attraverso il taglio della spesa, per avere nel primo semestre del 2014 risultati immediati e completi».

E qui cascherebbe l’asino: perché il rincaro fiscale dei Bot, cui aveva accennato il sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio, domenica a In mezz’ora, dovrebbe andare a finanziare, almeno in parte, proprio lo sgravio delle buste paga. Dopo le polemiche, Renzi si è sentito in dovere di precisare, facendo capire che il nodo c’è, ma che è ancora in discussione: «Delrio – ha spiegato il presidente del consiglio – ha detto una cosa molto semplice, e cioè che il tema della tassazione delle rendite e dei denari per la riforma del lavoro saranno oggetto di una valutazione. E voi avete titolato nel modo più pesante possibile».

Terzo obiettivo, dotare tutti i lavoratori (anche gli autonomi) di un reddito di sostegno: anche qui bisognerebbe aver chiari i criteri che il governo si prefigge per stabilire modalità e platea dei beneficiari, ma si tratterebbe di non meno di 10 miliardi di euro, per arrivare almeno fino a 20.

Infine, il piano «edilizia scolastica». Renzi annuncia di voler visitare un istituto a settimana, ogni mercoledì mattina;: «Partirò da Treviso, poi andrò in una scuola del Sud». «Bisogna cambiare il patto di stabilità interna per l’edilizia scolastica – ha detto il premier – Dal 15 giugno al 15 settembre ci sarà un programma straordinario, dell’ordine di qualche miliardo di euro, sui singoli territori in base alle richieste dei sindaci».