Le ultime 24 ore vissute a bordo sono state quelle dei primi allarmi di piccole imbarcazioni con persone a bordo e in difficoltà. L’aereo di ricognizione Colibrì di Pilotes Volontaires che opera in partnership con Sea-Watch ci ha segnalato un gommone in difficoltà a 78 miglia dalla Libia, con a bordo tra le 20 e le 40 persone secondo diverse fonti. Ci siamo diretti verso il luogo indicato: mentre percorrevamo la distanza, è arrivata via radio la comunicazione che su questa imbarcazione era intervenuta la cosiddetta guardia costiera libica.

QUESTE PERSONE sono state sì salvate dal naufragio, ma per essere riportate in Libia, paese nel quale i più fondamentali diritti umani sono messi a rischio da trattamenti inumani e degradanti. Con un peso addosso abbiamo fatto dietrofront, ci siamo incontrati di nuovo con l’Astral e la seconda imbarcazione dell’operazione, la barca a vela con attiviste e volontari, giornalisti, mediatori linguistico culturali e legali. Stavamo lavorando per allestire al meglio la nave quando alle 16.20 è arrivato un messaggio da parte della guardia costiera maltese, che segnalava un nuovo gommone in difficoltà, carico di oltre 120 persone.

IL GOMMONE ERA A CIRCA 60 miglia a nord della nostra posizione dentro la zona Sar maltese, spostato verso le coste tunisine. Abbiamo subito comunicato al centro di coordinamento soccorso in mare di Roma e abbiamo puntato la rotta in direzione nord alla velocità di 10 nodi per poter raggiungere l’imbarcazione. Lungo questa rotta abbiamo contattato il centro di soccorso maltese e ci è stato comunicato che la guardia costiera era già intervenuta, caricando a bordo le persone del gommone. Un fatto nuovo perché da mesi la guardia costiera maltese non interveniva nel salvataggio in mare e secondo elemento anomalo è l’estremo ritardo con cui il centro di soccorso aveva comunicato questo caso di difficoltà.

IN QUESTE PRIME 48 ORE di missione abbiamo già ottenuto due piccoli significativi risultati: intanto spezzare la cortina di invisibilità. Si racconta che le partenze dalla Libia si sono arrestate. Non è vero: solo nelle ultime 24 abbiamo potuto contare tra partenze di barche e di gommoni da Tunisia e Libia almeno 200 persone che hanno scelto di mettere a rischio la propria vita sulle pericolose rotte del mare. Il secondo risultato: dopo mesi di silenzio in cui rimanevano in porto le motovedette maltesi, l’attenzione sul mediterraneo centrale che abbiamo riacceso ha funzionato da stimolo affinché Malta riprendesse gli interventi nelle aree Sar di sua competenza. Tutto questo con l’amaro in bocca per le persone sequestrate dalla guardia costiera libica.