Stefano Bonaccini prova a buttarla sul paragone calcistico: paragonare le primarie per la scelta del candidato alle regionali alle primarie nazionali è come accostare una partita di Champions con una di prima categoria. D’altronde il suo soprannome tra gli amici è Bonimba, evocazione di quel Boninsegna che ha fatto un pezzettino di storia del calcio italiano.

30pol1f01 gazebo foto  EIDON_306105

Ma paragone calcistico o meno, l’affluenza alle primarie ha fatto proprio flop.

Sono andate a votare poco più di 58 mila persone in tutta la regione, 13 mila nel capoluogo Bologna quando per andare a scegliere il candidato sindaco andarono in 28 mila. Una sfida vinta da Bonaccini al 60,9% mentre l’outsider Roberto Balzani ha raggiunto un notevole 40%. E la scarsa affluenza è un tema che il giorno dopo, con Bonaccini candidato del centrosinistra alle prossime elezioni regionali del 23 novembre, i dirigenti non affrontano pubblicamente ma c’è già chi è pronto a mettere nel cassetto la consultazione di iscritti e simpatizzanti quando, ad esempio, ci sarà da scegliere il prossimo segretario regionale (l’attuale è lo stesso Bonaccini). E c’è chi come la vicepresidente del Pd Sandra Zampa, vicinissima a Romano Prodi, avvisa sul fatto che il risultato dell’Emilia Romagna va analizzato con attenzione perché segnala «un problema sullo stato di salute del Pd e della democrazia».

Una disaffezione più generale

Il poco tempo per la campagna elettorale, i tentennamenti dei candidati compreso proprio Bonaccini, l’inchiesta sulle spese pazze dei consiglieri regionali che ha coinvolto lui e Matteo Richetti che si è poi sfilato. Possono essere tutte motivazioni per la scarsa, scarsissima affluenza ai seggi. Come una disaffezione più generale verso questo strumento e la poca passione che è entrata in circolo in questa competizione. Chi lo sforzo ce l’ha messo tutto è stato Balzani, l’ex sindaco di Forlì ha dimostrato che la partita è stata veramente aperta ed è riuscito a convogliare attorno a sé un risultato notevole soprattutto alla luce del fatto che aveva contro tutta la nomenclatura del partito che ha invece appoggiato Bonaccini. E infatti Balzani era molto soddisfatto a urne chiuse e seggi spogliati domenica sera. «Il mio lo considero un clamoroso successo personale – ha detto – l’apparato non ha vinto anzi, in questa occasione ha clamorosamente perso». Balzani ha poi colto l’occasione per chiedere il congresso regionale (è membro della direzione regionale) e, alludendo a Bonaccini, «lo chiedo perché la gestione di queste primarie non è stata proprio brillante».

Ieri Bonaccini era a Roma per partecipare alla cruciale direzione nazionale del Pd sul jobs act. Per lui quindi una pausa dai temi delle prossime regionali.

Lontani sui temi ambientali

Ma va già registrato che dopo le strette di mano e le reciproche offerte di considerazione tra i due sfidanti appena proclamato il vincitore, ieri i rapporti sembravano essersi già raffreddati. Balzani ha sempre detto di non volere niente e che non avrebbe rivendicato nessuna poltrona per sé dopo le primarie. I punti programmatici dei due sfidanti erano abbastanza lontani, specie in tema ambientale. Un esempio su tutti è quello della gestione del ciclo dei rifiuti che da queste parti significa soprattutto quanto il pubblico riesce ad incidere sulle scelte delle multi utility come il colosso Hera. Balzani vorrebbe ridurre e di molto la quota dell’incenerito ed era andato già allo scontro con la multi utility quando era sindaco di Forlì.

Per questo sicuramente tra chi ha votato l’outsider che ha aperto una breccia nel «Pd più monolitico d’Italia» , c’erano anche pezzi di voto a sinistra del Pd. Troppo pochi, in ogni caso.