Il giornalista Arnaldo Capezzuto nell’autunno 2015 vince un bando per la comunicazione di M5s alla regione Campania «ma mantiene il ruolo per soli 21 mesi quando viene silurato perché si rifiuta di mandare sui social messaggi imposti dall’alto, comunicazioni come queste». È l’attacco di un servizio andato in onda lunedì sera su La7, a Presa diretta. «Queste» sono fotomontaggi su Stefano Graziano, ex deputato Pd, la cui foto è «timbrata» dal capo di imputazione «concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso», accusa alla quale risulterà poi totalmente estraneo. Capezzuto si informò sull’indagine, poi si rifiutò di partecipare al linciaggio mediatico: «Mi sembrava un timbro come quello degli ebrei». Il giornalista aveva già denunciato le pressioni di quel periodo. Stavolta fa il nome di Rocco Casalino, attuale portavoce del premier Conte, come autore delle telefonate che gli chiedevano di portare avanti la campagna social contro Graziano.