Dopo che negli ultimi giorni il centro di Firenze è stato teatro di una ventina di manifestazioni, tutte accomunate da un sentimento di profonda sofferenza – economica, sociale, anche esistenziale – di fronte agli effetti della pandemia, la politica cerca le parole per dare un senso a quanto sta accadendo. Ma non sempre ci riesce, a giudicare dalle interpretazioni date all’unica manifestazione non autorizzata, che venerdì notte ha fatto da detonatore ad un autentico tumulto.
Il sindaco Nardella ha prima bollato semplicisticamente come “teppaglia” i protagonisti del riot. Poi, quando sono state conosciute le identità dei quattro arrestati e degli altri venti denunciati, Nardella si è reso conto che la realtà è più complessa: “Tra i fermati ci sono tantissimi giovani. E quando dei giovani di 20 anni (e anche meno, ndr) si muniscono di molotov, pietre, bottiglie, e vengono nel centro storico di Firenze col solo intento di sfasciare e ferire le forze dell’ordine, c’è qualcosa che non va nella nostra società”.
Per certo la notte di venerdì, trasmessa in diretta tv (Rtv 38), radio (Controradio) e social media, è stata molto iconografica ma molto meno drammatica per violenze e devastazioni. Grazie alla strategia messa in atto da polizia e carabinieri (con dieci feriti lievi fra loro), a conti fatti lo stesso Nardella riconosce: “I danni non sono irrimediabili, però si parla di telecamere distrutte, un semaforo sbarbato completamente, tutte le fioriere devastate, cestini, paletti. Comunque non ci sono stati danni a monumenti né a vetrine dei negozi, e non ci sono stati neanche feriti gravi”. Nonostante ripetute cariche e parecchie manganellate.
L’azione più pericolosa è stata il lancio di molotov contro il comando dell’Arma in Borgo Ognissanti. E qui gli investigatori della Digos hanno fatto la scoperta di giovanissimi con tute rosso-arancione, mascherati come nella serie tv “La casa di carta”. Un gruppo vicino all’area anarco-antagonista, è stato spiegato. Uno dei tanti tasselli di una manifestazione eterogenea, convocata in rete con un volantino non firmato (Fate girare Firenze), e subito stigmatizzata dalle autorità, con a ruota un lunghissimo l’elenco di potenziali fruitori – dalle categorie economiche a Casa Pound, passando per gli ultras di “1926” – che prendevano le distanze.
Eppure nel centro di Firenze c’erano quantomeno duemila persone. Di ogni genere e di ogni età, dai piccoli negozianti ai tanti giovani precari dell’economia “informale”, quelli messi a terra dalla pandemia. Certo c’erano anche pezzi di destra, come chi ha dato di “comunista” a una emittente come Rtv 38 . Ma non solo destra: “Io lavoro in un circolo Arci – ha raccontato un giovane – ora non più lavoro, né soldi. Qui ce ne sono tanti come me, che si sono rotti i coglioni”.
La divisione fra “manifestanti pacifici” e “quel misto di ultras, di anarchici, di estremisti di destra, di antagonisti facinorosi” (Nardella dixit) appare fuorviante, di fronte a una piazza non autorizzata. Caso mai “trumpista”, unita nel rifiuto di molti al simbolo della pandemia – la mascherina – e costretta a scegliere il lavoro, nel dilemma fra salute e salario. “La piazza di venerdì si colloca fuori dalla politica – osserva il consigliere comunale (e testimone oculare) Dmitrji Palagi di Sinistra progetto comune – non può essere semplificata ed etichettata. Denuncia problemi che la politica non sa leggere, e che non va regalata all’estrema destra”.
All’opposto, la manifestazione che ieri pomeriggio ha chiuso la settimana, convocata da Cpa Firenze sud, Cobas, Firenze città aperta, Rifondazione comunista e tanti altri, è stata leggibilissima. Una piazza per il diritto alla casa, alla sanità, all’istruzione e ai trasporti pubblici. Una piazza di sinistra, fin dagli striscioni: “Basta sfratti, soprattutto in tempo di Covid”. “Sono in disoccupazione da maggio e mio marito è partita Iva, se non possiamo lavorare come sopravviviamo?”. Il corteo ha attraversato il centro arrivando in via Valfonda, sede degli industriali, per denunciare che anche nella pandemia c’è chi ha preso molto – loro – e chi poco o nulla. “Le istanze di questa manifestazione sono quelle giuste – tira le somme Massimo Torelli – il lavoro e la salute dovrebbero essere garantiti ma non lo sono”. “E’ una piazza che dà risposte politiche – chiude Palagi – denunciando problemi che c’erano già prima della pandemia e che ora si sono aggravati. Rendendo la realtà sempre più ingiusta”.